
Dal personaggio creato dalla scrittrice Helen Fielding, qui anche
co-sceneggiatrice. Bridget Jones (Zellweger), giornalista specializzata
in servizi stramplati, è finalmente fidanzata con l’uomo dei suoi sogni,
l’avvocato di successo Mark Darcy (Firth). Nonostante la ritrovata
serenità sentimentale, la goffa e paffuta Bridget è però ancora vittima
delle proprie insicurezze, che la portano presto a convincersi che Mark
la tradisca con una giovanissima, ricca e soprattutto magrissima
collega. Fra un ritorno di fiamma per il suo viscido capo (Grant) e un
breve periodo di prigionia in un carcere tailandese per possesso di
droga(!), Bridget riuscirà come sempre a rimettere le cose a posto.
Secondo capitolo per la single più famosa d’Inghilterra: la struttura
della commedia, già labile nel primo, qui si disintegra definitivamente
in una serie di gag che vedono la vulcanica protagonista sempre in
primissimo piano a scapito delle figure secondarie, stavolta quasi
inesistenti (a Jim Broadbent spettano sì e no un paio di battute), ma
che in fin dei conti fanno apparire il film più simile ai prodotti
letterari da cui deriva. E se i caratteri di Grant e Firth sono appena
abbozzati, la Zellweger – stavolta grassa per davvero – è una palla rosa
che attraversa il film con la sicurezza della mattatrice, e i momenti
divertenti non mancano.
Pur con la sua presenza marginale, Grant è di nuovo, e sempre più,
marchio di fabbrica di una commedia dichiaratamente ruffiana e
simpaticamente grossolana che rischia ormai di rappresentare la risposta
inglese (quindi con le dovute proporzioni) al binomio Vanzina-Oldoini.
Voto: 24/30
01:01:2005 |