
La malattia terminale dell'anziano Edward
Bloom richiama dalla Francia il figlio William con cui non parla ormai da
alcuni anni in seguito ad una accesa lite. William rimprovera al padre di
aver sempre nascosto se stesso dietro una cortina fumogena costituita dalle
invenzioni fantastiche con cui usava colorare le vicende avventurose della
sua giovinezza, popolata, a suo dire, di giganti, streghe e luoghi
straordinari. Edward però non demorde e insiste nel voler raccontare
un'ultima volta al figlio la sua versione dei fatti. Inizia così, scandita
dalla voce off, il viaggio fiabesco del giovane Ed, a cui il piccolo paese
dell'Alabama in cui era nato stava decisamente troppo stretto. Dopo lo
scriteriato PLANET OF APES, il redivivo Burton attinge dal romanzo omonimo
di Daniel Wallace per dare vita ad un funambolico elogio della fantasia,
vista non come facile via di fuga dalla realtà nuda e cruda ma esperienza
esistenziale che può renderla più vera e vivibile. In fondo vale per
ciascuno di noi, tutti a nostro modo schizofrenici divisi tra la concretezza
del reale e l'universo immaginifico fatto di ricordi, aspettative, sogni e
illusioni che permeano la nostra interiorità; a ben vedere è l'inestricabile
mix di queste due dimensioni a caratterizzare l'esistenza e anche questo
film dalle mille invenzioni e sorprese. Certo, strappare la commozione con
un malato morente può essere una soluzione fin troppo facile ma questo è il
Burton che ci piace vedere, l'ultimo vero cantastorie di Hollywood, uno che
crede ancora nelle favole e nella forza di una creatività libera da vincoli.
Come il pesce protagonista del titolo che diventa sempre più grande quando
fugge dalla costrizione della piccola vasca e si getta nel mare.
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Voto: 30/30
21.04.2004
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