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THE BROTHERS GRIMM, nuovo lavoro del bad boy del
cinema americano Terry Gilliam, non sembra un film di Terry Gilliam. Nemmeno
da lontano. Se il risultato più che mediocre sia da imputare all’esasperante
ordalia produttiva affrontata dall’ex Monty Python o, piuttosto, alla
sopraggiunta anzianità di Gilliam, non ci è dato saperlo, ma il dato certo
ed incontrovertibile è che THE BROTHERS GRIMM è un film proprio bruttarello.
Non male l’idea di prendere due personaggi realmente esistiti, i fratelli
Grimm appunto, e utilizzarli come interpreti di una storia in cui il loro
ruolo nella realtà fattuale ed extracinematografica risulta sostanzialmente
ininfluente; stimolante e decisamente adatto alla poetica di Gilliam il
cortocircuito tra i Grimm “veri”, gli scrittori, e i Grimm
“cinematografici”, ciarlatani e inventori di leggende, che poteva risolversi
in un discreto scontro tra realtà scritta, fittizia (il racconto scritto), e
realtà inventata ma tangibile (i trucchi da saltimbanchi dei protagonisti).
Peccato che alla resa dei conti Gilliam neanche ci arrivi ed eviti
programmaticamente di fare i conti con qualsiasi riflessione che esuli dalla
mera narrazione di una storia deboluccia e vagamente burtoniana,
interpretata con carattere da Damon e Ledger (un po’ meno dalla Bellucci, ma
fortunatamente la sua presenza sullo schermo si limita ad un quarto d’ora
scarso), ma in definitiva mediocre. Si ride? Qua e là, ma più per certe
trovate linguistiche (il messo italiano dell’imperatore di Francia è
spassosissimo) che per una reale costruzione del senso del comico. Si guarda
con piacere? Sì e no. Bella la soggettiva del lupo che insegue Cappuccetto
Rosso nel bosco, decisamente meno interessanti altre cose (effetti digitali
in primis), discreto, narrativamente, l’incipit, terrificante
per approssimazione il finale. Un brutto film. Voto: 16/30 09/09/2005
Tutte le recensioni di Venezia 2005 |
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