I FRATELLI GRIMM E L'INCANTEVOLE STREGA

di Terry Gilliam

Con Matt Damon, Heath Ledger

di Marco AGUSTONI

Per parlare di THE BROTHERS GRIMM, ultima fatica di Terry Gilliam, autore di straordinarie visioni quali BRAZIL e L’ESERCITO DELLE DODICI SCIMMIE, è necessario utilizzare una certa cautela. Forse è opportuno cominciare spiegando che si è trattato di una sorta di aut aut cui Charles Roven - produttore del film assieme a Daniel Bobker - ha posto di fronte Gilliam, e che quest’ultimo, appena uscito dalla tragica esperienza del set di THE MAN WHO KILLED DON QUIXOTE (mai portato a termine a causa di una sequela di inconvenienti) e con alle spalle flop colossali quali IL BARONE DI MUNCHAUSEN, ha pensato bene che accettare gli avrebbe permesso di tornare a girare film a modo suo (o addirittura di tornare a girare film in generale, data la fama poco lusinghiera che si è conquistato negli anni presso le società di produzione).
In secondo luogo, pare che durante le riprese Gilliam sia stato continuamente alle prese con le pressioni dei fratelli Weinstein, produttori esecutivi del film, che hanno tentato in ogni modo di spingere il regista a girare un film il più appetibile possibile per il grande pubblico. Così ad esempio è stato imposto Matt Damon nel ruolo di uno dei due fratelli Grimm, Will (anche se bisogna ammettere che alla fine l’attore riesce a cavarsela con dignità, al pari di Heath Ledger nei panni del secondogenito Jake). E così è stato licenziato a metà riprese Nicola Pecorini, fidato direttore della fotografia di Gilliam, nel tentativo di “normalizzare” il film quanto meno dall’aspetto visivo (invano, dato che grandangoli e riprese oblique permangono quali firme stilistiche del regista).
Questa lunga premessa dovrebbe essere sufficiente a far intuire che non stiamo parlando di uno dei film più riusciti dell’ex Monty Python e, soprattutto, che si tratta dell’opera meno personale della sua carriera. Ma arriviamo finalmente alla trama.
Il film romanza la vita di Willelm e Jacob Grimm, i leggendari fratelli autori del repertorio di fiabe che da Cappuccetto Rosso si estende fino a Pollicino, mostrandoceli come due truffatori che inscenano esorcismi di mostri e streghe interpretati dai loro complici, e girano così per la Germania degli inizi del XIX secolo soggiogata dall’invasione francese, guadagnandosi da vivere fra un raggiro e l’altro. Ma quando verranno catturati dall’inquietante boia Cavaldi, maestro di torture e campione di servilismo, e consegnati al cinico sovrintendente Delatombe, si ritroveranno loro malgrado ad indagare su alcuni misteriosi eventi attribuiti a qualche loro “collega” imbroglione. Ben presto però, il bosco antistante il villaggio di Marbaden si rivelerà un condensato delle fiabe degli autentici fratelli Grimm, e così Jake e Will dovranno convincersi di essere alle prese con “veri” esseri fantastici. Aiutati dall’affascinante Angelika, cacciatrice di pelli di impostazione druidica (come dimostra il suo essere in grado di comunicare con gli animali) e tenuta al margine della società perché ritenuta vittima di maleficio, e affiancati dal crudele quanto grottesco Cavaldi, i due si dovranno confrontare con una strega-regina che, punita dal suo stesso desiderio di immortalità, ambisce ora a recuperare la bellezza perduta. Fulcro della vicenda, il rapporto intenso fra i due fratelli Grimm: l’uno, Will, scaltro e affascinante, ma del tutto scettico nei confronti delle leggende popolari; l’altro, Jake, sognatore e convinto dell’effettiva esistenza delle creature fatate (e dei fagioli magici…). Nonostante inizialmente sia il primo, fermo nel proposito di proteggere il fratello minore, a comandare fra i due, man mano che la situazione scivola nel fantastico sarà il secondo a prendere le redini della situazione, trascinando Will nel “suo” mondo.
Quel che ne esce è un curioso ibrido, un incrocio fra un colossal d’avventura ed una fantasia di Terry Gilliam, e il risultato è una sorta di blockbuster un po’ cialtrone. Sebbene la pellicola sia ricca d’azione e di trovate gradevoli, la trama risulta a tratti confusa (anzi, confusionaria…) e i personaggi male sviluppati (al di là del comportamento schizofrenico di Cavaldi, a convincere meno è forse Angelika, troppo sexy e determinata per risultare credibile). Le due tensioni del film, quella standardizzante dei produttori e quella ipertrofica di Gilliam, si manifestano in una sorta di mostro a due teste che non riesce a soddisfare nessuno. Gilliam oscilla fra horror, grottesco, fantastico e commedia, senza riuscire questa volta nella sua specialità di amalgamare ingredienti tanto diversi fra loro.
Rimane un ammirevole lavoro di ambientazione, affascinante nei suoi toni cupi da fiaba del terrore e nelle ingegnose scenografie di Guy Dias, che fra le altre cose si è ritrovato a dover costruire da zero l’intero paesino di Marbaden. Inoltre, come già detto, Ledger e Damon fanno il loro lavoro, e la recitazione teatrale di Peter Stormare e Jonathan Pryce risulta in qualche modo piacevole ed appropriata. Inconsistente Lena Headey nel ruolo di Angelika, mentre per fortuna Monica Bellucci ha così poco spazio da non riuscire a fare danni particolari.
Nonostante il film non gli appartenga, ad un’analisi maggiormente approfondita, Terry Gilliam riesce comunque a dare un’impronta caratteristica all’opera nello stile di ripresa, come accennato, e nei materiali tematici. Ritornano infatti molti elementi tipici della filmografia gilliamesca, quali strumenti di tortura creativa, bizzarri marchingegni e strumenti risemantizzati attraverso un utilizzo inedito (pensiamo alla buffa combinazione di un diapason e di un auscultatore di cui Will si serve per “individuare eventuali entità maligne”). Inoltre, il tema di fondo rimane quello del sogno, o meglio della libertà di sognare.
Il vero protagonista è difatti Jake Grimm, il fratello che crede nelle favole, che accetta quindi di sognare e che grazie a questa sua capacità riuscirà a prendere in mano la situazione. All’opposto, c’è invece lo scettico Will, e ancora più Delatombe, che non esita a dichiarare sprezzante che “Il tempo delle favole è finito”, per essere poi spazzato via assieme al suo esercito dal vento della strega regina, divenendo così simbolo dell’Illuminismo che, al principiare del nuovo secolo, è costretto a deporre le armi di fronte alla forza illogica del fantastico. Ancora, sarà proprio l’accettare di credere nelle favole a salvare il non poi così crudele Cavaldi.
Insomma, alle prese con un progetto così poco personale, pressato come sempre da produttori poco avveduti, Gilliam riesce comunque a metterci del suo e a realizzare un film tutto sommato godibile, sebbene fra i suoi meno significativi. E forse, nel prevalere del sognatore Jake sul burocrate Delatombe possiamo vedere una futura rivincita del regista dalla fantasia ipertrofica sui burocrati del cinema hollywoodiano, o almeno così mi piace credere.
Un’ultima nota di colore: in Italia la distribuzione ha pensato bene di sfruttare l’appeal della Bellucci sul pubblico nostrano, intitolando il film I FRATELLI GRIMM E L’INCANTEVOLE STREGA e confermando così la tradizione nazionale di rovinare i titoli dei film stranieri.
 

Voto: 23/30

28:10:2005

I FRATELLI GRIMM E L'INCANTEVOLE STREGA

T.O.: The Brothers Grimm
Regia: Terry Gilliam
Anno: 2005
Nazione: Gran Bretagna
Data uscita in Italia: 11:11:2005
Genere: Fantasy