Oltre che come risultato personale per l’esordiente Albanesi, l’uscita in
sala (al Cinema Eden di Roma, l’unico dotato di proiettore digitale 2k) de
Il bosco fuori è
significativa in quanto presenta un film girato in digitale che viene
mostrato al pubblico nel suo supporto originale, senza passare per il
costoso e (a volte) inutile riversaggio in pellicola.
Coadiuvato dai fratelli Manetti alla produzione e Sergio Stivaletti agli
effetti speciali, Albanesi ha girato in HDV e in appena diciotto giorni, con
un budget limitato (circa cinquantamila euro), un film indipendente che
ricrea quelle atmosfere bizzarre e ultraviolente delle pellicole horror
degli anni ‘70, prime fra tutte Non
aprite quella porta e
L’ultima Casa a Sinistra, mettendo però ben in evidenza le proprie
origini italiane.
Aurora (Daniela Virgilio) e Rino (Daniele Grassetti) sono due giovani
innamorati che una sera come tante decidono di appartarsi con la propria
auto in un luogo tranquillo, o almeno così sembra. Di lì a poco infatti
verranno aggrediti da un gruppo di balordi (David Pietroni, Cristiano
Callegaro e Geremia Longobardo), ma quando tutto sembra volgere al peggio,
ecco che un’altra coppia interviene in loro soccorso (Rino Diana e Santa De
Santis). Antonio e Clara, questi i nomi dei salvatori, invitano Aurora e
Rino nella loro casa situata in mezzo al bosco: ovviamente i due accettano
ben volentieri l’invito dei coniugi, intenzionati anche a dimenticare al più
presto quei momenti di terrore. Ma le tranquille apparenze nascondono un
lato oscuro inquietante e violento.
Lavorando molto in fase di sceneggiatura il regista ha costruito dei
personaggi mai banali e scontati, arricchendoli di sfumature caratteriali
che difficilmente troviamo nelle pellicole horror (italiane e non). Su tutti
si distingue la giovane protagonista Daniela Oliviero, studentessa del
Centro Sperimentale, al suo esordio personale sul grande schermo. Come già
aveva fatto nei precedenti cortometraggi (Braccati,
Mummie, L’armadio) il regista torna a porre al centro della vicenda
un anomalo nucleo familiare, meccanismo che trascina con sé tematiche e
situazioni in maniera non casuale.
“Sembra un luogo comune”, afferma il regista, “ma probabilmente tutto ciò
deriva dalle sensazioni ricevute durante l’infanzia e l’adolescenza. La mia
sensibilità mi ha fatto vivere l’istituzione famigliare come qualcosa di
protettivo ma di opprimente al tempo stesso.”
Personalmente non trovo più interessante pubblicizzare produzioni horror
soltanto perché battono bandiera italiana; l’operazione necessaria è quella
di mettere in risalto ciò che il panorama indipendente offre di
interessante, e Il bosco fuori di Gabriele Albanesi è indubbiamente tra quei
titoli che meritano una più che attenta attenzione.
Voto:
26/30
23:08:2007 |