Quattro storie sul tema dell’eutanasia si alternano sullo
sfondo degli ultimi sei giorni di vita di Eluana Englaro nel febbraio del
2009.
Il filo principale è la vicenda di Uliano, senatore che deve votare la legge
che Berlusconi in fretta e furia cercò di far passare proprio per la
situazione generata dal caso Englaro. La sua coscienza lotta contro il
volere del partito e contro le convinzioni della figlia, attivista del
movimento per la vita.
In bilico tra la vita e la morte anche le altre tre storie, una grande
attrice ha sospeso la propria esistenza insieme a quella della figlia in
stato vegetativo, Roberto fa da “guardiano” al fratello con problemi di
instabilità mentale ed entrambi lottano per il diritto all’eutanasia, infine
un medico assiste una tossicodipendente per evitare che la faccia finita.
Il merito del film si trova indubbiamente nella riflessione politica ed in
particolare nella ricostruzione dei drammatici giorni in cui l’Italia si
trovò spaccata sul tema della morte assistita, un’Italia coraggiosa da un
lato, un’Italia terrorizzata dall’altro, di fronte alla dignitosa
determinazione di Beppino Englaro di portare a termine la volontà della
figlia. Interessante il punto di vista di Marco Bellocchio sulla classe
politica italiana, intorpidita nel buio delle sale consiliari e nei fumi
della sauna parlamentare, potente scena della rilassatezza del pensiero
politico: “Non c’è nel film il pregiudizio, il partito preso, certo non è un
film imparziale, in arte credo l’imparzialità non esista, ma è sincero e per
nulla ideologico. Ho le mie idee, ma il film non ne è il manifesto. Di
questo sono convinto, aperto alla discussione (mi auguro che si discuta) e
fiducioso in un pubblico non indifferente”. La conferma della potenza del
tema trattato è arrivata con il lungo applauso alla proiezione al Festival
di Venezia, più che per il valore artistico del film, proprio per
l’importanza e per il coraggio di affrontare tematiche che in Italia sono
talmente scomode da risultare censurabili.
Il film si regge sulla storia del senatore e della figlia che va in
pellegrinaggio davanti all’ospedale dove è ricoverata Eluana e dove in quei
giorni si radunarono opposti pensieri. Gli altri personaggi, dal medico
all’attrice, risultano invece deboli, la regia spinge su una simbologia
pesante di stampo pirandelliano (basti pensare ai nomi di alcuni personaggi,
Rossa, Pallido, Beffardi) che non aiuta a dare spessore alle loro vicende.
Si esce dalla sala frastornati soprattutto dal rivedere immagini di
telegiornali che la nostra coscienza ha velocemente rimosso, parole fuori
luogo, parole grevi, svilenti, di politici che affondano il coltello della
volgarità in un tema tanto, troppo intimo.
10:09:2012
prima pubblicazione festival di venezia 2012 |