BEHIND ENEMY LINES
di John Moore
con Owen WIlson e Gene Hackman



Prima di discutere della riuscita di un film sarebbe sempre necessario comprenderne gli scopi. BEHIND ENEMY LINES è un film di guerra ad altissimo potenziale di patriottismo, che sembra concepito apposta per ridare fiducia all'America post-11 settembre. In realtà, il film nasce prima di quegli avvenimenti, per cui l'impressione è di trovarsi di fronte ad uno di quelle auto-apologie su pellicola in cui lo sciovinismo non ha limiti, nemmeno quando la Storia ha dimostrato il contrario (basta pensare a molti film sul Vietnam, in cui, alla fine, sventolano le stelle e le strisce…). Inizialmente, si spera che questa sia un'impressione sbagliata, che si tratti di un film bellico vecchia maniera, solamente aggiornato nei tempi e nei nemici (qui i serbi). E la primissima parte del film regge bene: il solito strafottente soldato si lamenta dei compiti di pura ricognizione cui spesso è assegnato e decide di fare da solo; incaricato di fotografare dall'alto il campo, sconfina volontariamente in terra nemica, dove atterra solo col paracadute perché abbattuto. Interessante l'idea - peraltro figlia di un fatto di cronaca di qualche anno fa - dell'uomo solo braccato dai nemici, non fosse per il fatto che questi sono dei ridicoli Petrovic e Sasha (possibile che gli slavi debbano tutti chiamarsi così, vestire con la giacca tuta e avere la cicca sempre in bocca?!), cattivi quanto mai e disposti a tutto pur di ucciderlo. Sulle sue tracce viene messo uno di questi duri che, nonostante i boschi, il gelo, la guerra, sa sempre dove si trova ma lo manca ogni volta per un secondo.
Così facendo il film si trascina tra qualche frecciatina alla NATO e l'incontro con gli unici serbi buoni, ovvero un fan di Ice Cube e un altro vestito come Elvis (…). Il tutto non prima che Burnett (questo il nome dell'ammiraglio, interpretato dal lanciato Owen Wilson) inciampi in una fossa comune e riesca a salvare contro tutto e contro tutti il prezioso CD con le foto dei campi di sterminio e delle fosse che - così, circa, le didascalie finali - indigneranno il mondo.
Bene: se lo scopo del film era il patriottismo la missione è senz'altro compiuta. Ma se - come appare più plausibile - c'era anche delle velleità da prodotto di consumo, qui il discorso cambia: non basta sostituire i vietcong con le belve di Milosevic e ambientare il tutto tra i boschi per fare un film anche semplicemente godibile. Potrebbero servire delle buone scene d'azione (come quella iniziale), dei dialoghi un po' meno consumati dal tempo e soprattutto un manicheismo quantomeno sfumato. Non servono nemmeno gli attori: c'è Gene Hackman, ma non sembra. Ci si annoia spesso, nonostante i tentativi di regia cool dell'esordiente John Moore.

Voto: 23/30

Andrea DE CANDIDO
14 - 01 - 02


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