è bello vedere che un film
come Il bambino con il pigiama a
righe venga distribuito dalla Disney, perché in un mondo civile tutti
i ragazzi (e non solo, ovviamente) dovrebbero vedere film così.
Tratto dal romanzo omonimo di John Boyne, il film racconta la storia di
Bruno, figlio di otto anni di un ufficiale nazista, la cui famiglia - causa
promozione del padre appunto - è costretta a trasferirsi da Berlino ad
un'area periferica triste e desolata. Qui Bruno si annoia: tutti i suoi
amici sono lontani e la nuova casa è un concentrato di solitudine e di
divieti; ed è proprio violando uno di questi che Bruno scopre che non
lontano da casa sua si trova una specie di grande recinto fatto di filo
spinato al cui interno vivono tanti strani uomini perennemente “in pigiama”.
Spinto dall’innocenza e dalla curiosità Bruno finisce proprio col fare
amicizia con un bambino della sua età, Shmuel, costretto a vivere
all’interno del “misterioso recinto” ed attraverso questa nuova amicizia
scopre tanti crudeli misteri del mondo degli adulti che porteranno a
conseguenze terribili.
Il bambino con il pigiama a righe
ha il grande pregio di far scorrere il suo racconto con estrema semplicità,
quasi fosse una favola letta ad alta voce da un timbro gradevole che nulla
toglie però alla crudezza di un racconto e di un finale tutt’altro che
lieti. Attraverso gli occhi azzurri e puliti di Bruno che guardano al padre
come a un vero eroe da amare e da ammirare, percorriamo anche noi la triste
strada che porta dall’innocenza al più orrendo dei peccati e insieme a Bruno
moriamo di una morte assurda chiedendoci per la milionesima volta nella vita
come sia possibile che ciò che vediamo raccontato qui come una triste favola
sia accaduto proprio per davvero.
Il male restituito con il peggiore dei mali: questo tocca come punizione ai
genitori di Bruno, che qui diventa vittima innocente di un qualcosa che è
davvero troppo grande per lui.
Il bambino con il pigiama a righe
termina con il pianto disperato di una madre che non è riuscita a fermare
per tempo il Male e che per questo ha indirettamente “ucciso” il suo stesso
figlio. Se una volta alzati dalla poltrona ci sentiamo un po’ come lei,
allora il film avrà fatto il suo lavoro.
E il suo piccolo miracolo.
10:12:2008
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