baaria

di Giuseppe Tornatore

con Angela Molina, Beppe Fiorello

Altri interpreti: Michele Placido, Monica Bellucci

 

 

23/30

 

Tratto caratterizzante la dimensione stilistica di Tornatore, nonché sua vocazione specifica riconducibile alle suggestioni visive già incrociate nelle atmosfere dei suoi film precedenti, l’accento lirico,  tono ispirato tipico del tocco del regista,  si traduce in Baarìa, film inaugurale della 66. Mostra del Cinema di Venezia, in gioco fraseologico poco riuscito, costantemente in bilico tra regola e licenza, tra nostalgica evocazione e mal dosato sentimentalismo.

Il regista siciliano, nuovamente impegnato col recupero degli umori, amori e inquietudini della sua terra (questa volta il paese natale Bagheria), descrive una parabola semantica improntata sullo scarto e tenacemente ancorata ad una dimensione lirica sempre meno “classica” e sempre più volutamente (?) barocca.

Quasi manieristico, l’approccio di Tornatore col suo nuovo film, kolossal produttivo (25 milioni di euro impiegati dalla Medusa e cast straordinario, tantissimi i camei dei più noti attori italiani) oltre che scenografico ( i volti di Bagheria interamente ricostruiti in Tunisia), corrode la pacata compiutezza delle sue pellicole più riuscite, Nuovo Cinema Paradiso (1988) e L’uomo delle Stelle (1995), superando il perfetto con l’imperfetto, marcando a livello autoriale una decisiva curva discendente, eccedendo in forma e contenuto.

Baarìa, luogo tra i Luoghi, è celebrazione elegiaca (epopea visiva) di un microcosmo allegoricamente estendibile fino ad abbracciare i confini (anche topografici, oltre che dichiaratamente temporali) della Storia. è un film collettivo, corale, epico ma visibilmente caotico, poiché eccessivamente ambizioso.

Il temerario tentativo di riassumere e comprimere nel tempo e nello spazio cinquant’anni di vissuto di Bagheria e della sua collettività, entro la quale spiccano le vicende di Peppino (interpretato da uno straordinario Francesco Scianna) e della sua famiglia attraverso tre generazioni intrecciate con le occasioni storiche di un’Italia minata dal Fascismo, dalla guerra e dai suoi postumi, si rivela scarsamente riuscito.

Se a livello narrativo la storia si allarga in maniera spropositata tanto da sbiadirne i contorni rendendoli labili, nonostante la loro possibile giustificazione sul piano “onirico” (il Peppino bambino, nel finale, si risveglia nella Baarìa di oggi e incontra-scontra, in una corsa anacronistica, il figlio Pietro); dal punto di vista della forma, marcatamente magnificente, si scorgono grossolani passaggi che suggeriscono una sintassi rattoppata: le continue ( e forse troppe) ellissi temporali, giustificabili alla luce dei 150’ della pellicola, propongono ora trasformazioni soffuse e accomodabili, ora scarti bruschi ( il trucco degli attori si rivela insufficiente a saldare l’intero arco temporale), mitigati troppo frequentemente da ricorrenti dissolvenze in nero.

Forzata anche l’apparizione di un improbabile Lattuada e la  rievocazione diretta (con ricostruzione del set) del film il Mafioso girato con Sordi nel ’62 proprio a Bagheria, nella Villa Palagonia.

Non mancano comunque picchi emotivi di indubbia forza, sequenze apprezzabili perché vicine alla comunicativa semplicità del primo Tornatore, omaggi al Cinema e motivi riconducibili alla commedia italiana del passato. Ma nonostante lo sforzo descrittivo-evocativo, la proposta di temi civili/morali universalmente traducibili, le magiche atmosfere della malinconica Sicilia, il film inciampa inesorabilmente sulle sue stesse pretese e delude le aspettative createsi alla vigilia della Mostra.

Il trailer, meravigliosamente proposto, prometteva ciò che il film stesso, nella sua (non indifferente) durata, non ha saputo offrire o lo ha fatto in maniera fiaccante, poco decisiva.

A scansare il totale fallimento del film, oltre alla indiscutibile capacità recitativa del protagonista e alla purezza dello sguardo dei bambini che vivono la pellicola, è l’eccellenza dell’accompagnamento sonoro di Ennio Morricone: pacato, lineare, semplice, senza picchi sovrabbondanti, omogeneo e misurato, l’intervento del Maestro risolve la complessità formale, dedicando uno straordinario omaggio alla provincia siciliana, ai suoi umori, alle sue attese, ai suoi malinconici profumi, ai volti, al sogno e al disincanto.

 

04:09:2009

baarìa
Regia Giuseppe Tornatore

Italia 2009, 150'

DUI: 25 settembre 2009
Medusa
Storico