
Un uomo di mezza eta' si spaccia per dottore in
medicina,senza essere invece mai riuscito a conseguire la laurea,e ogni
giorno finge di recarsi al lavoro,mentre riempie in verita' le proprie
giornate girovagando in auto senza meta alcuna;i soldi che dice di
guadagnare sono in realta' trafugati dai conti correnti di parenti ed amici
che gli hanno incautamente affidato i propri risparmi credendolo un esperto
in investimenti finanziari. L'inganno,grazie a continue bugie,regge per
oltre quindici anni,al termine dei quali l' uomo,in procinto di essere
scoperto,uccidera' i propri cari per non essere costretto a metterli al
corrente dell' umiliante verita'. Cio' che sembra a prima vista un'
inverosimile sceneggiatura di pura fantasia e' invece un fatto realmente
accaduto in Francia una decina di anni addietro, molto simile, peraltro, a
svariati analoghi episodi avvenuti un po' ovunque nel mondo, Italia inclusa.
Per raccontare la vicenda, la regista Nicole Garcia sembra rifarsi, forse
involontariamente, a parecchie altre pellicole, recenti e non:la derivazione
da un romanzo a sua volta ispirato a fatti reali ricorda ad esempio lo
sconvolgente The experiment,
mentre la struttura narrativa non convenzionale, fatta di ripetuti salti
avanti e indietro nel tempo, viene dritta da
Pulp fiction di Quentin
Tarantino, anche se il film col quale risulta piu' azzeccato un paragone e'
comunque l'ottimo One hour photo,
nel quale Robin Williams interpretava un personaggio che e' al tempo stesso
speculare e complementare a quello di Daniel Auteuil in questo
L' avversario. In entrambi i casi i protagonisti sono infatti immersi
in una situazione di totale incomunicabilita' nei confronti del mondo
esterno,che li costringe a condurre un' esistenza segnata dalla
solitudine,dalla tristezza e dall' angoscia,per poi sfociare alla fine in un
gesto estremo che ne interrompe in un certo senso le sofferenze; esattamente
opposte sono pero' le cause del loro intimo malessere:il fotografo di
One hour photo e' appagato
dal lavoro che svolge ma e' totalmente privo di una sia pur minima vita
affettiva, mentre Auteuil, pur essendo in apparenza felice e
realizzato,attorniato da una moglie premurosa che gli ha dato due bambini,
da alcuni buoni amici e da due genitori ormai anziani con cui e' ancora in
buoni rapporti, e' paradossalmente privo di una collocazione sociale.
Nonostante le abbondanti similitudini con altri film e la
durata ragguardevole (piu' di due ore), la pellicola riesce a non annoiare
nemmeno per un istante, perche', al di la' dello sviluppo delle tematiche
piu' ovvie (l' incapacita' di certi individui di esprimere i propri reali
bisogni, nonche' l' altrui scarsa volonta' di comprenderli), vanta un'ottima
direzione degli attori (dove la regista mette in campo tutta l' esperienza
accumulata durante la propria lunga carriera d' interprete cinematografica),
un uso mirabile, senza sbavature, della macchina da presa, un abile
montaggio e un intelligente commento musicale, essenziale e mai invadente
nonostante rechi la firma di un certo Angelo Badalamenti; in piu', nel corso
del crudo epilogo, si prende anche il lusso di dare lezioni di suspance
come se si trattasse del piu' raffinato dei thriller, di regalare un finale
aperto e di lasciare allo spettatore il compito d' interpretare il titolo.
Peccato soltanto per il doppiaggio italiano immancabilmente
approssimativo,che va a rovinare alcuni dialoghi.
Link:
http://www.adversaire-lefilm.com/
Voto:
25/30 |