AUSTRALIA

di Baz Luhrmann

con Hugh Jackman, Nicole Kidman

Altri interpreti: David Wenham, Jack Thompson

di Matilde CASTAGNA

 

15/30

 

Peccato per il bravo Baz (Luhrmann). Avrebbe dovuto farci sognare questa - lunghissima - pellicola ambientata nello sconfinato Outback australiano poco prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Nelle intenzioni una storia ricca di emozioni, avventura, colpi di scena e romanticismo.
Australia - 1939. Dall'Inghilterra arriva un'impettita e aristocratica Lady Sarah Ashley (Nicole Kidman) sulle tracce di un marito ufficialmente in affari bovini, ma sospettato di tradimento e che la sola testardaggine di una moglie orgogliosa può pretendere di ricondurre all'ovile. Inutile anticipare che il suo destino sarà ben altro fra una scottante proprietà ereditata nei Northern Territories, una travolgente passione per l'aitante Mandriano rimastole per consolazione (Hugh Jackman) e circa millecinquecento capi di bestiame da radunare e guidare fino al porto di Darwin. Ad aiutarla, un magico bambino meticcio che in lei risveglia un sopito istinto materno, mentre ad incombere sullo sfondo è la minaccia di una tragedia imminente (l'aviazione giapponese bombardava Darwin il 19 febbraio del 1942, due mesi dopo Pearl Harbour). Sotterraneo e liberatorio - anche perché pone fine al tormentone - il canto dell'aborigeno alla sua terra, che nella figura del vecchio Nonno sciamano trova un invito a spogliarsi delle lenti occidentali per lasciarsi guidare dal richiamo del 'Walkabout' - il viaggio rituale che gli aborigeni compiono nel bush australiano alla ricerca di se stessi e di un 'oltre' che rimane la sola vera (non) risposta di Luhrmann.
Non si fa mancare davvero nulla questo melodramma dall'investimento titanico (il film è costato più di 130 milioni di dollari alla produzione e due anni di fatiche): il western dei mandriani e degli spazi sconfinati, i toni da commedia brillante nell’incontro/scontro fra i sessi, il melò dell’amore fra gli opposti, la guerra nell’attacco aereo giapponese a Darwin, e proprio nella voglia di strafare trova il suo punto più debole.
Tra la tanta carne al fuoco, c'è sicuramente un tema che merita più attenzione e che rappresenta una ferita ancora aperta in seno al continente australiano: è il fenomeno della cosiddetta 'generazione perduta', dove per decenni i figli nati dalla sopraffazione di uomini bianchi su donne aborigene furono sottratti alle madri per essere consegnati alle mani di missionari con fine di cancellarne la cultura originaria, nonché l'onta della loro stessa esistenza per i 'padri' naturali. Ma anche la figura del piccolo Nullah finisce per toccare le corde sbagliate perché troppo addolcita nello sguardo e nella trama, è troppo bello ed angelico questo giovane sciamano per riportarci sinceramente alla crudezza di una violenza reiterata. Sempre in tema, mi è stato suggerito un lavoro cinematografico di qualche anno fa che, dopo aver scartabellato fra i blog, segnalo un po' più volentieri: La generazione perduta per la regia di Phillip Noyce (2002).
Certo il fascino e la bellezza del Queensland e del Nuovo Galles sono di grande impatto visivo e non c'è da stupirsi che Tourism Australia abbia scelto di raccontarli attraverso il talento di un acclamato regista - anche se si mormora che abbiano dovuto convincerlo a lungo per riscrivere un lieto fine che ha ritardato l'uscita del film di circa sei mesi, sono cose che non fanno bene al risultato, e si vede. Peccato per il bravo Baz Luhrmann, ma peccato anche per noi perché anche se possiamo comprenderlo non possiamo veramente accettarlo che un film diventi la cartolina pubblicitaria di una terra, per quanto affascinante e misteriosa. In fondo questo equivale ad infrangere quel fantomatico patto con il lettore che, se Eco ha ragione, sta alla base di un buon bosco narrativo: uno spot dura 60 secondi - massimo - e forse al cinema vogliamo ancora sognare.
 

17:01:2009

australia
Regia Baz Luhrmann

Australia 2008, 151'
DUI: 16 gennaio 2009

Twentieth Century Fox
Sentimentale