
Nell’inverno del ‘74 Sam Bicke, (Penn) commerciante di
mobili timido ed introverso, comincia a scivolare nella
follia. Abbandonato dalla moglie (Watts) e vessato dal principale, Bicke
comincia a vedere ingiustizie e soprusi dappertutto. In un crescendo di
odio e frustrazione, maturerà intenti omicidi nei confronti del
presidente Nixon.
Scritto dal regista con Kevin Kennedy a partire da fatti realmente
accaduti, questo film d’esordio trova proprio nella sceneggiatura il suo
fardello più pesante: un eccessivo schematismo nel delineare i
personaggi e la mancanza di sfumature con cui viene sviluppata la
parabola discendente del protagonista, ne fanno, più che un omaggio, una
versione Bignami di TAXI DRIVER (il cui protagonista si chiama Bickle!).
Come il suo predecessore tassista, Bicke è un perdente paranoico e
megalomane ossessionato da un politico che considera la fonte di tutti i
suoi mali, come lui si autoproclamerà giustiziere e si costruirà una
struttura di metallo da assicurare al polpaccio per nascondere l’arma
della sua vendetta. Ma qui la furia omicida non assume mai i contorni di
una – seppur folle – crociata dal sapore apocalittico, rimane un fatto
isolato, il tic di un diverso, la nevrosi di un freak, perché Mueller
anziché sottolineare le contraddizioni di un sistema sull’orlo di un
esaurimento nervoso come quello americano degli anni settanta, si limita
ad indugiare un po’ ingenuamente su pochi fatti privati (la separazione
del protagonista dalla moglie, il suo rapporto con un capo moderatamente
capitalista ed insensibile, il rifiuto da parte del governo di
promuovere le sue strampalate iniziative imprenditoriali). E così, la
lotta contro il potere non sfiora mai neppure lontanamente il crisma
della Verità, che invece sembra circondare, pur nel paradosso, il reduce
dal Vietnam di Scorsese.
Rimane un film descrittivo confezionato con una certa cura. Ma le
ultimissime immagini valgono più di tutto il resto.
Penn offre una performance alla sua altezza, ma soffre i limiti del
ruolo; Watts sprecata. Bella fotografia di Emmanuel Lubezki, non a caso
scelto da Terrence Malick per il suo prossimo film.
Voto: 23/30
24:02:2005 |