JACKIE BROWN

Quentin Tarantino, 1997

 

di Giovanni MEMOLA


Ghezzi lo definisce il «film triste» di Tarantino. Ed indubbiamente, questa sua terza pellicola, lo è. Terza sua pellicola e prima (ed unica finora) non tratta da un suo script originale (anche se gli altri script, per originali che fossero, hanno attinto a man bassa nel cinema italiano di genere e in quello di Hong Kong). Già da chi interpreta la protagonista, si capisce che il film è un omaggio a quegli anni tanto amati da Tarantino, gli anni Settanta, omaggiati musicalmente da audiocassette ascoltate in auto e giradischi d'annata ascoltati in casa. Li omaggia anche la TV che trasmette La belva col mitra del nostrano Sergio Grieco. Era del '77? O del '78? Quel film dove un uomo viene messo in una fossa e ricoperto di calce viva? Terribili quegli anni, gli anni Settanta... Ma Tarantino ce l'aveva fatto capire anche nei precedenti film: le colonne sonore pregnavano dei Seventies. Ma qui è diverso. Questo è un film triste. È probabilmente il film più (anti)tarantiniano: ed eccoti lo zoom sul viso di Max Cherry / Robert Forster; ed eccoti ancora il totale della sua figura finché non si sfuoca e s'annebbia come i suoi pensieri. Non ci sono state lame né sfregi, né seviziatori impazziti, nè sparatorie. I colpi di pistola qui si intuiscono. Ne percepiamo lo sparo, ma non si capisce in che punto del corpo vengano assestati (né se vengono realmente assestati, come nel caso di Melanie/Bridget Fonda). Addirittura Ordell/Samuel L. Jackson spara ad un testimone scomodo in una landa desolata, inquadrata in campo lungo. Il film più brutto di Tarantino? Di certo non è all'"altezza" dei primi due (e siamo sicuro che non lo sia?), ma qui c'è qualcosa di diverso. In Jackie Brown c'è qualcosa di diversamente palbabile. Se Samuel L. Jackson fosse stato meno tarantiniano (le sue battute lo caratterizzano in tutto e per tutto), questo film sarebbe schizzato tra i miei preferiti. Scusatemi, blatero, l'ho appena finito di vedere, domani sicuramente ci penserò. Ma ne ho colto anch'io una malinconia. Quando si insiste sulla TV accesa, quando si insiste su  Jackie/Pam Greir che nel finale canticchia per diversi secondi in primo piano mentre è al volante; quando Tarantino usa una dissolvenza incrociata passando da una foto di Melanie da giovane alla Melanie attuale mentre parla della sua giovinezza (e resta pur sempre una stamberga allucinante!)... Eppure non stiamo parlando di milioni e milioni di dollari in ballo. In Jackie Brown la storia verte attorno ad un  "risicato" mezzo milione di dollari, per il quale chi più chi meno sta cercando di cambiarsi la vita - ma vi dirò di più: danno l'impressione di una certa indolenza di fondo nel volerlo fare. Nella filmografia del regista seguirà Kill Bill e lì tornerà a somministrare/-rsi i suoi divertenti "fronzoli" che tanto l'hanno caratterizzato e che tanto fanno impazzire i suoi fan. Dialoghi, flashback, sovraimpressioni, colonne sonore (caposaldo filo conduttore della sua poetica) e tutto quel repertorio di un certo cinema (italiano) anni Settanta.
 

JACKIE BROWN

Regia: Quentin Tarantino
Anno: 1997
Nazione: USA
Genere: Drammatico