UN SOGNO LUNGO UN GIORNO

Francis Ford Coppola, 1982

 

di Marco BRUNELLI


L’arrivo di Coppola a Busto Arsizio è coinciso con l’anteprima europea della nuova versione (restaurata sotto la supervisione di Vittorio Storaro e rimontata per l’occasione dal regista californiano) di ONE FROM THE HEART, deliziosa anomalia nella variegata filmografia del poliedrico regista, nonché pellicola “colpevole” di aver fatto fallire i neonati (all’epoca) Zoetrope Studios e di aver condannato il proprio autore a un forzato ridimensionamento: il film, siamo nel 1982, fu infatti un fiasco clamoroso che rimase nelle sale per circa una settimana, prima della decisione dello stesso Coppola di ritirarlo definitivamente.
Da allora il film si porta dietro un’aura negativa (la stessa che avvolge film come HEAVEN’S GATE, WATERWORLD, ISHTAR e tantissime altre pellicole dal fato avverso) che ha reso difficile un giudizio critico anche da parte della critica più oggettiva.
Venti anni dopo, e a mente sgombra, è finalmente possibile giudicare ONE FROM THE HEART per quello che effettivamente è: una pellicola con una storia banale, senza pretese che però può contare su una realizzazione tecnica da brivido, con una fra le migliori fotografie di sempre (diretta da quello che probabilmente il migliore d.o.p. di tutti i tempi, Vittorio Storaro )e un’azzeccata colonna sonora che comprende una serie di duetti fra Tom Waits e Crystal Gayle.
Lo scopo dichiarato di F.F.C. era di omaggiare i grandi musical dell’epoca d’oro MGM diretti da maestri come Donen o Minnelli, raccontando una storia semplice attraverso sofisticatissime tecniche usate principalmente nella televisione e nel teatro. Il fatto che la pellicola sia girata interamente in studio (e il regista ha fatto ricostruire al fedele Tavoularis oltre ad una luminosa Las Vegas, anche l’enorme terminal di un aeroporto fittizio) e nell’Academy ratio 1.33.1 la dice tutta sulle intenzioni di Coppola.
Quello che ne scaturisce è una gioia per gli occhi; uno spettacolo all’epoca senza precedenti (simile per certi versi alle moderne opere di Baz Luhrmann, che non a caso è un grande fan del film in questione) che coinvolge visivamente ma non (come vorrebbe suggerire invece il titolo) emotivamente.
La relazione fra Hank (Frederic Forrest, ancora con Coppola dopo APOCALYPSE NOW) e Frannie (Teri Garr) non è certo delle più interessanti, e la sceneggiatura comunque non cerca neanche di coinvolgere lo spettatore più di tanto: essendo però questo fondamentalmente un musical (anche se non proprio convenzionale), il problema non si dovrebbe neanche porre, eppure è proprio su questo aspetto che si accanirono ai tempi i ferocissimi critici americani.
C’è da dire però che nel 1982 erano in molti a sperare che il Re cadesse dal proprio trono: dopo una serie incredibile di successi e addirittura il sogno di costruire una casa di produzione indipendente che potesse rivaleggiare con le grandi Major, Coppola improvvisamente si trovava a non essere più il benvenuto ad Hollywood (complice anche un carattere troppo ambizioso e per niente remissivo).
Per quanto riguarda il film in se c’è ben poco da raccontare.
La pellicola, come già detto, è una di quelle che vanno vissute (possibilmente sul grande schermo) e il recente lavoro di restauro ha fatto sì che i suoni e colori uscissero quasi dallo schermo, riportando alla memoria gli anni del mitico Technicolor. Le foto non rendono infatti giustizia ai splendidi e onnipresenti giochi di luce e ombre. La scelta di ambientare la vicenda a Las Vegas (anche se solo in studio) permette poi a Tavoularis di sbizzarrirsi con oggetti di scena stravaganti e neon intermittenti. Altro punto di forza (ma sarebbe meglio forse parlare di elemento reggente) sono le musiche composte da Tom Waits insieme a Crystal Gale: un misto di jazz e musica leggere che raggiunge punti altissimi nel duetto iniziale e nel pezzo “Little boy Blue”.
Il resto quasi non conta.
ONE FROM THE HEART è certamente uno degli esempi più lampanti di Style over Substance che mi sia mai capitato di vedere. Se poi questo sia un difetto o meno tocca allo spettatore singolo giudicare. Quel che è certo è che il passato è stato ingiustamente ingrato nei confronti di questa sottovalutata pellicola.
Ripresentando una nuova versione Coppola sembra quasi chiedere una seconda chance al pubblico. Chance che personalmente vi consiglio di prendere seriamente in considerazione
Non sarà IL PADRINO, APOCALYPSE NOW o nemmeno LA CONVERSAZIONE, ma è pur sempre un’opera importante, che ha aperto la strada verso un nuovo tipo di cinema ed è ennesimo testamento del talento di un regista in piena estasi creativa.
 

ONE FROM THE HEART
Regia: Francis Ford Coppola
Anno: 1982
Nazione: USA
Genere: Musicale

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