THE BLUES

L’ANIMA DI UN UOMO
di Wim Wenders
Con: Keith B. Brown, Chris Thomas King


Un film incorniciato nelle circumnavigazioni interplanetarie della sonda spaziale voyager che, sospesa nel silenzio interstellare, reca in dono a civiltà lontane frammenti e suoni del pianeta terra, non può che suscitare suggestione, anche quando il carattere cronachistico degli ‘intermezzi’ rende il film un po’ indigesto per chi, come il sottoscritto, non si accende di entusiasmo ai ritmi popolari del blues né alle voci vibranti dei suoi autori. Di certo non si può accusare Wenders di eccessivo documentarismo, dato che il suo intento creativo, è fin troppo evidente, non era quello di drammatizzare a scopo commerciale le vicende di figure carismatiche, e neppure, forse, di portare all’attenzione della storia il dramma di chi non vede riconosciuto in vita il proprio talento, quanto quello di rendere un appassionato tributo assolutamente e deliziosamente personale a tre individui che egli profondamente ha amato, come artisti e come personaggi. Per tutta la durata della pellicola si sente correre il respiro commosso di un regista, che racconta la storia ingrata di tre autori alle radici del blues: Blind Willie Johnson, Skip James e J.B. Lenoir - di cui dice: “c’è più vita in loro che in qualsiasi film o libro sull’America” - lasciando alla loro voce, alle loro note, alla loro arte il compito di mostrarne la grandezza. Attraverso un ricorso massiccio a sequenze orginali dell’epoca, a estratti di un inedito filmato casereccio girato da studenti d’arte, l’inserimento di esibizioni dal vivo di nomi cult della musica alternativa come Nick Cave, Lou Reed, Cassandra Wilson, ed un modesto uso di parti recitate e voce narrante, monta un oggetto che dentro l’etichetta di “documentario” ci sta alquanto stretto. Se non altro per la maestria con la quale Wenders muove la macchina da presa e si diverte a giocare con le potenzialità creative del montaggio, dimostrando ancora una volta come il suo talento, sebbene esibisca i segni di qualche colpo subito e riveli di volta in volta cambiamenti ascrivibili più al coraggio della sperimentazione che al compromesso necessitato, sia in grado, in fondo, di resistere ai rischi di un azzardosa confidenza con l’oltreoceano.
Secondo le cronache THE SOUL OF A MAN è il primo di sette film nell’ambito di un progetto sul blues concepito e finanziato da Martin Scorsese e che coinvolge, tra gli autori degli altri episodi, anche Clint Eastwood e Mike Figgis. Ma prima di tutto è un esempio di come un cinema che nasce dalla esperienza personale e spirituale del suo autore, soprattutto quando porta il marchio inconfondibile del maestro tedesco, non tema di confrontarsi con le regole interne alla scrittura tradizionale, e sia capace di scavalcare con elegante disinvoltura i paletti che impongono le limitazioni di ‘genere’. Forse quest’ultima fatica di Wenders non finisce per appassionare alle sonorità dei neri d’america chi ha gusti musicali troppo distanti, ma riesce comunque a confermare la devozione per un autore che ha inciso decisamente sulla storia del cinema.

Voto:27/30

Mirco GALIè
12 - 06 - 03


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