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Così le due protagoniste del film, la mora Teresa(Valentina Cervi) e la bionda Maddalena(Violante Placido), si litigano il bel Tonino(Michele Venitucci); in fin dei conti la vicenda è una beffa al femminile, in quanto sono le donne a manovrare le vicende. Nelle tematiche qui raccontate, si va contro lo stereotipo moderno del bello, ciò che Rubini fa fare alle protagoniste, è uno sviscerare le proprie anime, il proprio io, attraverso gli accadimenti, ed attraverso l’indole di ogni singolo; ecco che vediamo Teresa, una ragazza mora, viziata dal padre e dai fratelli, che non accetta se stessa, non si mette in discussione, accettando la realtà, così la strada più semplice, rimane quella del confronto negativo, che sfocia in invidia nei confronti della cugina Maddalena, povera, ma bionda, desiderata dal bello del paese. Rubini rende perfettamente molti aspetti del carattere umano, creando con il suo film un perfetto quadro di genere, che a Baudelaire piacerebbe molto, in quanto storia e attualità si fondono assieme, creando un microcosmo, già la scelta dell’ambientazione della vicenda in un piccolo nucleo, tende ad evidenziare varie categorie sociali, ed i condizionamenti subiti o imposti da esse. E’ in questo ambiente soffocante, investito dall’assordante cicaleccio estivo, che si dipana la vicenda in cui Teresa, in rivalità con Maddalena, fa di tutto per “appropriarsi” di Tanino, pensando di poter comperare con il denaro anche il suo amore, tessendo attorno a lui una rete fitta di coinvolgimenti: famigliari, pecuniari, lavorativi. Il piano si sgretola, come la Torre di Babele, Forse in Rubini un pessimismo di fondo vigila la vicenda, in quanto emerge l’impossibilità di coesistenza in un unico soggetto di bellezza esteriore ed interiore, oppure è solamente la reazione di ciò che cela l’atteggiamento invidioso, vieppiù la tradizione si perpetua nelle parole di Eleusi, sostenendo che per ottenere una bellezza come quella di Elena, bisognava prendere un particolare, da ogni donna… . Comunque sia, le qualità di Maddalena, persistono anche di fronte alle avversità e con un sembiante diverso da quello originario di cui la natura l’aveva dotata, un animo portato per l’amore e pronto al sacrificio, purché l’oggetto del sentimento, possa essere felice, ma la dolcezza conosciuta trapela, ed attira, e come scherzo del destino Maddalena, o meglio una parte di lei, sarà sempre amata e ricercata dal giovane. Una morale del sentimento profonda quella che il regista ci fa assaporare attraverso onirici accadimenti, e di favolistica matrice come quello del ritrovamento di una catenina nella bocca del pesce(di pinocchiesca memoria!), che diviene intuizione, rivelazione di una nuova condizione magica-misterica, a cui il giovane Tanino rimane estraneo. La tradizione si palesa in questo film, ricco di citazioni ed omaggi; l’uso del dialetto pugliese stretto, diviene formula magica, quasi accesso ad una realtà magica potenzialmente sconosciuta allo spettatore, perché “dono di pochi”. La figura del barbiere(Sergio Rubini), che si tramuta in stregone matto, ha un alone picaresco. L’elemento surreale, favolistico, ci riporta ad una tradizione filmica e letteraria prettamente nostrana; in cui alcuni aspetti del racconto dati dall’elemento onirico e misterico, ci trasportano verso un’esperienza Felliniana(giacché Rubini, ha conosciuto il Maestro sul set del film “L’intervista”, interpretando il ruolo di Fellini ragazzo).
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http://www.lanimagemella.it |
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Lucia LOMBARDI |
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