Regista innamorata del meridione, soprattutto
del popolo del sud che nei primi due lungometraggi dell'autrice è protagonista
assoluto, ci propone una nuova produzione ambientata nella Palermo dei
vicoletti e del mercato rionale, nella quale Angela e i comprimari del
suo mondo si muovono stretti e veloci con incedere realistico e senza
tanti fronzoli. La scelta stilistica è adottata in funzione della sceneggiatura,
tratta da fatti realmente accaduti, e tende a narrare, senza troppe intromissioni
da parte dell'autrice, la scelta di una donna di entrare volontariamente,
rinunciando ad una vita nella legalità, in un mondo fatto di uomini violenti,
ma anche tanto umani; nel mondo della mafia vera, non quella grossolana
delle fiction, ma quella piccola che spaccia chili di droga fra le bancarelle
della verdura e nelle case con le porte sulla strada, dove scorre la vita
di tutti i giorni. Preso come un unicum il film scorre veloce e si fa
consumare, grazie anche alla fotografia di Ciprì, che ci porta sullo schermo
il sole di Palermo e le sue ombre, ma se inseriamo il prodotto nell'iter
artistico della regista l'unica cosa che balza all'occhio è solo il cambiamento
di stile. Viene spontaneo chiedersi a cosa serva girare intorno allo stesso
tema quando è evidente che non è stato intrapreso un percorso che si diriga
verso una qualche evoluzione, portando con se l'autrice e il suo pubblico
verso nuove prospettive, e perché una giovane regista, che dimostra notevole
talento, non riesca a spiccare il volo verso altri cieli che non siano
quelli di Palermo?
Voto 21/30
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