Sembra
incredibile ricordarsene, ma agli inizi degli anni '60 per un breve periodo
è esistita un'Inghilterra che guardava alla Francia e sognava sotto i cieli
di Parigi, in Saint Germain de Prés, sulle note di un vecchio vinile dalla
voce sensuale di Juliette Gréco. Ce ne saremmo dimenticati presto nel
passaggio dal dopoguerra all'esplosione della rutilante Swinging London dei
Beatles.
Siamo in atmosfera rigorosamente vintage con le sciarpe a strisce e le
divise scolastiche di una nota réclame per la Golia (quella in cui i ragazzi
soffiando da sotto un tombino alzano le gonne alle studentesse di passaggio
per capirci / regia di un team nordico gli ACNE - sarà un caso?), la
differenza sta nella mano dietro la macchina da presa (è una donna, e si
capisce, comparate anche solo la fotografia). Lone Scherfig (quella stessa
regista danese di Italiano per
principianti) ha il pregio di restituirci con lodevole dovizia di
particolari uno spaccato culturale della periferia inglese poco prima della
rivoluzione.
Brillante icona delle inquietudini di un'epoca (ma anche interprete di una
ricerca di senso universale), Jenny ricalca una storia vera, quella della
giornalista Lynn Barber. Nick Hornby, al suo esordio in sceneggiatura, ne
riprende il memoriale e si candida per l'Oscar (migliore sceneggiatura non
originale). Nel sobborgo di Twickenham, Londra, dove Jenny è nata, il futuro
di una ragazza di umili origini soffre ancora della programmazione razionata
che relega una buona istruzione non tanto al piacere della conoscenza in sé,
quanto alla sicurezza economica di un buon partito. Quasi 17enne, bella,
brillantezza e intelligenza che puntano ad Oxford, ma sensibile al fascino
di un ricco trentenne da cui il suo violoncello ha accettato un passaggio in
un giorno di pioggia sulla via del ritorno da scuola. è David lo sconosciuto a cui
si aprono (tutte) le porte, e che a sua volta le spalanca il mondo che fino
ad allora Jenny aveva sempre sognato: l'opera, il jazz, le aste d'arte, ed
infine, Parigi. Jenny scivola poco a poco lungo il suo quadrato greimassiano
- adattato all'epoca (ma forse vale ancora) - pone l'istruzione in antitesi
alla vita, ma proprio perché è intelligente finisce per ripercorrerlo in più
direzioni, ribaltandone in una sequenza di piani più complessi le
costruzioni di senso e così evitando l'effetto/difetto manicheo.
Strepitosa l'interpretazione di Carey Mulligan (22 anni nel ruolo di Jenny -
17), che si candida all'Oscar; a pennello l'imperfezione di un imbolsito
Peter Sarsgaard (nei panni di David); a rischio, ma con buona tenuta,
l'ammiccamento esplicito al cliché hepburniano in tubino e paillettes: sarà
per questo che ci si alza dalla poltrona con una piacevole sensazione di
leggerezza, come dopo un romanzo di formazione che non ha avuto la pretesa
di insegnare la vita a nessuno, ma di ricordarla. Quindi si esce dalla sala
rimuginando su una battuta che l'amico del cuore di David si è permesso di
sussurrare all'orecchio di Jenny: "Tu hai il dono di vederla, la bellezza".
Il che significa, a ben vedere, che la bellezza salverà il mondo, come
scriveva il buon vecchio Dostojevski, se la bellezza è conoscenza.
Da
segna(la)re.
21:02:2010
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