
1936. Giovanni (Accorsi), impiegato di banca
sposato e con un figlio, durante un viaggio di lavoro rincontra Maria
(Sansa), una ragazza di umili origini con cui aveva avuto una breve storia
d’amore. La passione riaffiora e i due instaurano un’intensa anche se
contrastata relazione clandestina. La guerra, le difficoltà economiche, le
rigide convenzioni sociali alla fine avranno la meglio sul loro vulnerabile
legame; si rivedranno molti anni dopo, quasi al termine del conflitto
mondiale, ma tutto sarà ormai cambiato.
Mazzacurati adatta liberamente un romanzo di Carlo Cassola con la
collaborazione di Doriana Leondeff e Claudio Piersanti senza concedersi,
come suo solito, grandi rischi: pervasa da un suggestivo realismo pittorico
(la calda fotografia è di Luca Bigazzi), la pellicola scorre narrativamente
senza troppi attriti né impennate sin quasi alla fine, e i due personaggi
protagonisti si muovono attraverso la storia, e la Storia, come fosse una
bella galleria di vecchie cartoline. Ma alla lunga, tutto ciò che la
superficie visiva non ci mostra ma che i gesti lasciano respirare (la
famiglia, vera e propria istituzione che subdolamente, quanto ottusamente,
governa i destini degli individui; un fascismo delle piccole cose, che si
manifesta nei gesti meschini degli umili come negli opprimenti schemi della
società borghese) finisce per donare una silenziosa consistenza ad una forma
così accurata da tenersi distante. E sulle note di una non complessa
malinconia, ci si assicura la commozione di una storia d’amore che profuma
di libertà e giustizia.
Una storia delicata e (sin troppo) delicatamente trattata. Uno di quei film
non indispensabili che nel loro piccolo impreziosiscono il panorama.
La Sansa a lungo andare risulta un po’ ripetitiva ma racchiude in sé tutta
la dolcezza del film; per Accorsi l’occasione di mettere a punto una nuova
gamma di semitoni.
Voto: 25/30
17.09.2004 |