
L’ultima fatica di Sergio Rubini, sceneggiata assieme a Domenico
Starnone, ritorna al soprannaturale (già ne L’ANIMA GEMELLA), mescolando
le caotiche atmosfere del Nord con i soleggiati panorami del Sud. Il film,
che narrando di un momento difficile nella vita di un attore, poteva
cadere facilmente nello strappalacrime, con l’inserimento dell’elemento
soprannaturale (senza effetti speciali, in modo naturale) si trasforma in
una vicenda semplice e lineare, senza sbavature.
SUD. Il film inizia con un funerale, che poi scopriremo essere quello di
SISINA (Giorgia Pranzo). Si tratta di un sogno, che sveglia
improvvisamente Tonia (Dina Valente), che solo successivamente scopriamo
essere la madre di Luca Florio: Sisina è la cugina morta prematura nei
lontani anni '50. Ed è proprio la visita di una bambina tale e quale a
Sisina, nella vecchia casa di Tonia, che mette in moto il meccanismo che
lega i due mondi, quello stressante, falso, ipocrita del nord e quello
caldo, vitale e rassicurante del sud.
NORD: Luca Florio (il sempre bravo Fabrizio Bentivoglio) è un attore nel
pieno della carriera, ha il ruolo del protagonista in un film importante,
è prossimo a realizzarne uno suo come regista. Un giorno, sul set, inizia
a sputare sangue: si fa ricoverare in una lussuosissima clinica, dove
pensa di poter essere curato in breve tempo, e dove invece inizia un
calvario interminabile. Attorno a lui si stringe tutto il mondo dei
produttori e degli attori, poi degli amici e dei famigliari: in attesa di
sapere se potra mai riprendere a lavorare, la produzione decide comunque
di proseguire il film, sostituendolo con lo stesso regista, suo amico
fraterno.
E’ in questo universo dicotomico che fa la comparsa il fantasma di Sisina
– strepitosa la sequenza della barella trasportata per Milano: la cugina
morta è in fondo il deus ex machina della vicenda. La malattia
avvicina Luca a se stesso, ma colei che riavvicinerà Luca alle sue
origini, a quel Sud che aveva dimenticato, al calore umano di
quell’universo, è Sisina.
Seguendo questo punto di vista, non è un caso che sia Giacomo (lo stesso
Sergio Rubini) medico vecchio amico di Luca, rappresentante di quel Sud
umano, a suggerire quale possa essere la causa dello sbocco di sangue e la
semplice cura - ovviamente ritenuta troppo semplice dai luminari
del Nord. Seguendo questo percorso, questa lettura geografico culturale de
L’AMORE RITORNA, l’ultima parola – confermerà l’idea di Giacomo - non
poteva che essere del dottor Bianco (delizioso il cameo di Michele
Placido): medico meridionale, trapiantato a Roma (luogo d’incontro tra
Nord e Sud).
Voto: 27/30
02.05.2004
Uscendo da questa storia leggera e a lieto fine, comunque da vedere, vale
la pena di ricordarne un'altra, tragica e reale, da leggere: quella di
Jean-Dominique Bauby, editore capo della testata francese Elle,
uomo affascinante e impegnato, che da un giorno all’altro si ritrovò
capace solo di muovere la palpebra. Fu sbattendola che dettò il libro “Lo
scafandro e la farfalla”, morendo, dramma nel dramma, solo pochi giorni
prima della pubblicazione.
Lo scafandro e la farfalla
di Jean-Dominique Bauby
Titolo originale dell'opera:
Le scaphandre et le papillon
Traduzione di Benedetta Pagni Frette
pag. 126 Edizioni Ponte alle Grazie
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