ARRIVEDERCI AMORE, CIAO

di Michele Soavi
Con Alessio Boni, Alina Denelea

di Riccardo FASSONE

 

Sono passati dodici anni da DELLAMORTE DELLAMORE, ultimo film destinato alle sale diretto da Michele Soavi. Da allora solo televisione, a volte di discreta qualità, come nel caso di ULTIMA PALLOTTOLA, ma di cinema nemmeno a parlarne. Forse un’ingiustizia, visto che a Soavi è da attribuire uno dei pesi massimi dell’horror italiano degli anni ’80, LA CHIESA, un complesso incubo gotico che seppe (in extremis, il film è del 1989) risollevare le sorti di un decennio che, almeno da noi, era stato decisamente sfortunato per il cinema di genere. Con ARRIVEDERCI AMORE, CIAO, Soavi tenta la carta del noir d’azione, più vicino agli ottimi esperimenti d’oltralpe alla AUTOREVERSE che ai romanzi criminali nostrani, potendosi appoggiare sulla “nobilitazione culturale” data dalla discendenza letteraria (il soggetto è il bel romanzo di Massimo Carlotto). La narrazione è quella monofocale classica del noir, con il racconto dipanato attraverso le parole, spessissimo fuori campo, di un solo personaggio; nel caso di ARRIVEDERCI AMORE, CIAO il nostro uomo è Giorgio Pellegrini (Alessio Boni), ex rivoluzionario rosso riciclatosi picchiatore, rapinatore, sicario al soldo di mafiosi e poliziotti corrotti. Soavi dribbla il precedente recente e decisamente ingombrante rappresentato da LE CONSEGUENZE DELL’AMORE e confeziona un film che per lo più tralascia l’introspezione e indulge nell’azione; se il bel film di Sorrentino utilizzava certe ridondanze estetiche del genere in un’ottica che, banalmente, si potrebbe definire autoriale, Soavi sfrutta tutti gli appigli, visivi e narrativi, offerti dal testo per raccontare una storia che abbia ben visibili le stimmate del noir. Così, il commissario Anedda (Michele Placido) veste in gessato e ha i capelli pieni di brillantina; lo strip bar in cui Pellegrini lavora è un’improbabile giungla di neon con due gorilla slavi all’ingresso; nei giorni importanti, quelli in cui si uccide o si muore, piove sempre a dirotto. Soavi è bravo a far affiorare il cliché solo quando è veramente necessario, impastando accortamente il resto della storia con elementi tipici del suo cinema (lo splatter, l’astrazione, l’orrore) e non perdendo mai di vista la dicotomia tra tragedia assoluta e violenza privata, attuando quella divisione tra morti “banali” (uno dei complici zittito a revolverate) e morti “universali” (il metronotte ucciso per sbaglio) che è il segno di un cinema programmaticamente legato al discorso di genere. Non sarà un capolavoro, perché certe cose si potevano limare, ma il fatto stesso che si arrivi a parteggiare, seppur con disgusto, per l’orrido Pellegrini è il segno che il cinema di Michele Soavi non ha perso la capacità di mesmerizzare lo spettatore, rinnovando quel sublime atto di prepotenza del quale si è sempre vittime quando si assiste a un buon film.

 

Voto: 26/30

13:03:2006

ARRIVEDERCI AMORE, CIAO

Regia: Michele Soavi
Anno: 2005
Nazione: Francia/Italia
Data uscita in Italia: 24:02:2006
Genere: Drammatico