amore carne

di Pippo Del Bono

con  Pippo Delbono, Irène Jacob

e con Marisa Berenson, Sophie Calle

  di Stefania Maya ROTA

 

26/30

 

Facce ombrose escono dalla sala dopo la proiezione di Amore Carne. Un film non facile da affrontare. Visivamente indigesto come tutto ciò che è girato con telefonini e simili.
Quella sorta di mal di mare data dal tremolio della mano e dalla sgranatura. Ma sono le parole di Pippo DelBono che portano giù a terra. E ancora più giù, nel sotterraneo delle memorie, delle riflessioni, delle paure. Il regista ci accompagna nella sua vita, senza prenderci per mano ma mettendoci davanti agli occhi quello che c'è, con amara e poetica ironia. Ci troviamo d'innanzi la sua malattia, ai viaggi, agli amici incontrati, a luoghi e racconti. La narrazione prende il sopravvento sulle immagini e quello che vediamo non è altro che l'accompagnamento di parole cucite a volte sulle riprese eseguite come un compositore che adatta i testi alla musica e la musica ai testi. Toccante il momento del pasto con la madre, la ripresa con il telefonino lasciata al caso, l'audio che casualmente sparisce e su cui al caso dona di nuovo le sue riflessioni, adattandosi l'una sull'altra.

Mentre la madre parla, un monologo lungo e senza suono, Pippo DelBono aggancia il suo di monologo, sovrapponendo la sua voce a quella della madre. Sovrapponendo il suo amore, le sua paure, il suo sentire a quello di sua madre, a quello di ogni figlio e di ogni madre.

Amore carne. Carne presente e viva. Che apre abissi sull'oggi vissuto e riportato grazie agli strumenti leggeri di ripresa. E sul futuro, sulla malattia, su quello che sarà, sulla morte.

E l'esistenza.

 

06:09:2011