
AMERICAN PSYCHO non è un bel film, eppure è probabilmente il migliore
che potesse essere tratto dal romanzo di Breat Easton Ellis; un libro
di cui molto si è parlato, anche in ragione della sua inevitabile trasposizione
cinematografica: doveva farlo Cronemberg, con DiCaprio. La questione non
è certo inedita: il rapporto tra un testo letterario e la sua riduzione
per immagini è, nella maggior parte dei casi, ad ovvio fare della fonte
originaria, anche perché spesso chi sceglie di realizzare il film dimentica
alcune delle fondamentali differenze tra i due linguaggi, limitandosi
ad una mera traslazione dell'oggetto narrativo.
I titoli di testa, però, promettono bene. Colori base: rosso e bianco;
il rosso cade a gocce, ed è quasi ovvio associarle al sangue, ben sapendo
poi quali saranno le tematiche del film. In realtà si tratta di una qualche
salsa raffinatissima da servire ad un tavolo di broker - tra i quali Patrick
Bateman - pronti a discuterne per ore. Perfetto: è un'immagine-sintesi
di gran parte del mondo di Pat, dove l'amore per il frivolo, l'inutile,
l'esteriore si fonde e confonde con il sangue, l'orrore e la necessità
di uccidere. Un'immagine eccellente, proprio in ragione di quanto dicevano
a proposito della differenza tra i linguaggio: con pochi fotogrammi la
Harron (regista, a dire il vero, piuttosto modesta: suo è HO SPARATO A
ANDY WHAROL) ha evocato quello che Ellis costruisce capitolo dopo capitolo.
A questo punto, però, il film perde la magia: il primo incontro con Bateman
è accompagnato dalla sua voce-off, che svela quasi tutto di lui, i suoi
lati segreti; proprio laddove il romanzo costruisce tutta la sua prima
arte sulla creazione di un rapporto di simpatia e complicità tra il protagonista
e chi legge. Pat Bateman è simpatico, cinico: frequenta un ambiente dove
tutti sono uguali, si conoscono ma si confondono tra loro; lui ne è consapevole,
ne è parte attiva, ma sfrutta a proprio vantaggio la situazione, coinvolgendo
il lettore nel suo ironico approccio a questo mondo. Quando allora si
rivela per l'assassino che è, non è detto che la reazione sia per forza
di repulsione e condanna. Ci sono tante piccole cose che fanno di lui
qualcosa di ben diverso dai "comuni" serial killer, come la musica o il
rapporto con l'home-video (specie con le protagoniste dei tanti porno
che noleggia): nel film tutti questi particolari appaiono sparsi qua e
là, inframmezzati tra un omicidio e una festa, e senza che lo spettatore
ignaro del romanzo possa coglierne il reale significato. Quella della
Harron, quindi, è la migliore delle versioni possibile perché - dimenticando
Ellis (sempre che questa sia un'operazione lecita) - il film ha un ottimo
ritmo, Christian Bale se non è perfetto è ben più che credibile e l'immenso
orrore che le pagine descrivono senza censura, al cinema avrebbe perso
di efficacia attirando su di sé tutte le attenzioni, per quanto in forme
di rifiuto. La migliore delle versioni possibili, fatto salvo che AMERICAN
PSYCHO è un romanzo che solamente Kubrick, lo stesso Cronemberg o magari
Lynch avrebbero potuto affrontare.
Voto: 26/30
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