AMERICAN PSYCHO
di Mary Harron
con Christian Bale, Willem Dafoe, Jared Leto, Reese Winterspoon e Chloe Sevigny



AMERICAN PSYCHO non è un bel film, eppure è probabilmente il migliore che potesse essere tratto dal romanzo di Breat Easton Ellis; un libro di cui molto si è parlato, anche in ragione della sua inevitabile trasposizione cinematografica: doveva farlo Cronemberg, con DiCaprio. La questione non è certo inedita: il rapporto tra un testo letterario e la sua riduzione per immagini è, nella maggior parte dei casi, ad ovvio fare della fonte originaria, anche perché spesso chi sceglie di realizzare il film dimentica alcune delle fondamentali differenze tra i due linguaggi, limitandosi ad una mera traslazione dell'oggetto narrativo.
I titoli di testa, però, promettono bene. Colori base: rosso e bianco; il rosso cade a gocce, ed è quasi ovvio associarle al sangue, ben sapendo poi quali saranno le tematiche del film. In realtà si tratta di una qualche salsa raffinatissima da servire ad un tavolo di broker - tra i quali Patrick Bateman - pronti a discuterne per ore. Perfetto: è un'immagine-sintesi di gran parte del mondo di Pat, dove l'amore per il frivolo, l'inutile, l'esteriore si fonde e confonde con il sangue, l'orrore e la necessità di uccidere. Un'immagine eccellente, proprio in ragione di quanto dicevano a proposito della differenza tra i linguaggio: con pochi fotogrammi la Harron (regista, a dire il vero, piuttosto modesta: suo è HO SPARATO A ANDY WHAROL) ha evocato quello che Ellis costruisce capitolo dopo capitolo.
A questo punto, però, il film perde la magia: il primo incontro con Bateman è accompagnato dalla sua voce-off, che svela quasi tutto di lui, i suoi lati segreti; proprio laddove il romanzo costruisce tutta la sua prima arte sulla creazione di un rapporto di simpatia e complicità tra il protagonista e chi legge. Pat Bateman è simpatico, cinico: frequenta un ambiente dove tutti sono uguali, si conoscono ma si confondono tra loro; lui ne è consapevole, ne è parte attiva, ma sfrutta a proprio vantaggio la situazione, coinvolgendo il lettore nel suo ironico approccio a questo mondo. Quando allora si rivela per l'assassino che è, non è detto che la reazione sia per forza di repulsione e condanna. Ci sono tante piccole cose che fanno di lui qualcosa di ben diverso dai "comuni" serial killer, come la musica o il rapporto con l'home-video (specie con le protagoniste dei tanti porno che noleggia): nel film tutti questi particolari appaiono sparsi qua e là, inframmezzati tra un omicidio e una festa, e senza che lo spettatore ignaro del romanzo possa coglierne il reale significato. Quella della Harron, quindi, è la migliore delle versioni possibile perché - dimenticando Ellis (sempre che questa sia un'operazione lecita) - il film ha un ottimo ritmo, Christian Bale se non è perfetto è ben più che credibile e l'immenso orrore che le pagine descrivono senza censura, al cinema avrebbe perso di efficacia attirando su di sé tutte le attenzioni, per quanto in forme di rifiuto. La migliore delle versioni possibili, fatto salvo che AMERICAN PSYCHO è un romanzo che solamente Kubrick, lo stesso Cronemberg o magari Lynch avrebbero potuto affrontare.

Voto: 26/30

Andrea DE CANDIDO
17 - 08 - 01


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