La bellezza fredda di Kristin Scott Thomas e la sua
straordinaria capacità di mostrare e rendere così intensa ogni espressione,
ogni emozione, danno il volto e l’anima a Suzanne, protagonista de
L’amante inglese, pellicola
già acclamata all’ultimo Festival di Toronto, uscita il 5 marzo nelle sale
italiane dopo aver trionfato in Francia con oltre cinque milioni di euro di
incasso.
La regista e sceneggiatrice Catherine Corsini, consacrata al cinema francese
con La Nouvelle Eve (1999) e
La Répétition (2001), per raccontare la storia di una donna si avvale
di altre due fondamentali presenze femminili: Fabienne Vonier, produttrice
di pellicole pluripremiate come Le
invasioni barbariche di Denys Arcand (2003), e la fotografa Agnès
Godard.
In Partir, questo è il titolo
originale del film, il ritratto di Suzanne, moglie di Samuel (Yvan Attal),
medico dalla mentalità borghese, madre di due figli ormai adolescenti e
soprattutto donna intrappolata in un’esistenza ordinata e insopportabile, è
delineato attraverso pennellate dense che risaltano sotto la luce sensuale
di Nimes dove nasce, in un’estate torrida, la passione travolgente con
l’operaio spagnolo Ivan (Sergi Lopez), lontano da qualsiasi conformismo e
debolezza rispetto a Samuel che invece sa reagire solo con l’arma bieca del
ricatto morale ed economico.
è la cresita inarrestabile,
accompagnata dalla musica “rubata” a Truffaut, di un sentimento tra Suzanne
e Ivan che non conosce il compromesso, che non lascia spazio ad alcun
ripensamento, che niente e nessuno può fermare. Hanno bisogno l’una
dell’altro, cercano un proprio spazio, trovano una casa completamente
diroccata, ma che si affaccia sulla vallata dove tutto è verde, dove tutto è
vivo. Sarà da quel rudere che ripartiranno, da lì che costruiranno il loro
nuovo mondo insieme. Entrambi stranieri, per un momento, parlano sulla loro
collina, lei in inglese e lui in catalano.
Per Suzanne, inglese trapiantata in Francia ad appena diciannove anni come
ragazza alla pari (evidentemente non casuale lo stesso percorso di Kristin
Scott Thomas che da Redruth, in Cornovaglia, emigra a Parigi alla stesa età
e sposa anche lei un medico francese) il desiderio di ricominciare da capo,
di reinventarsi la seconda metà della sua vita, è più forte di ogni laccio
sociale.
Significativa la prima inquadratura che vede la sola scala stagliarsi chiara
nel buio della notte, con la sua forma moderna, sicuramente opera
d’architetto come la villa dove Suzanne e la sua famiglia vivono la propria
routine quotidiana. Così rivelatrice anche l’ultima inquadratura dove la
luce invade la collina, i volti e l’abbraccio di Suzanne e Ivan.
Belle queste due inquadrature che aprono e chiudono, come una copertina di
un libro, un episodio di disperata umana cosapevolezza.
08:03:2009
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