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Dall'altra parte del mare di Jean Sarto con Fulvio Falzarano, Galatea Ranzi Altri interpreti: Gordana De Santis, Vitaliano Trevisan |
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18/30
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“Non si può esprimere
l’inesprimibile e neanche rappresentarlo”: un’idea già evocata
magistralmente dal regista Resnais nel lontano 1956, in merito alla
realizzazione del suo cortometraggio documentario "Nuit et Brouillard",
incentrato sui campi di concentramento di Auschwitz in bilico tra presente e
passato, si ritrova adesso alla base dell’ultimo film di Sarto in maniera
del tutto inaccettabile. Le modalità con cui il regista ricalca
sfacciatamente sul piano stilistico e contenutistico sia questo che l’altro
ben noto film dello stesso Resnais legato al tema della memoria,
Hiroshima Mon Amour (1959),
non possono essere tralasciate. Certo capolavori del cinema di quel livello
azzerano qualsiasi tentativo di emulazione, ma con
Dall’altra parte del mondo si
tenta addirittura di attribuire una ridondanza di stampo retorico a
preconcetti filosofici che sembrano usciti dalla bocca di un professore che
declama frasi fatte ai suoi allievi. Un giovane regista di nome Abele
(Vitaliano Trevisan), infatti, si mostra integerrimo teoreta di un approccio
antispettacolare dell’opera teatrale che la sua troupe ha in mente di
realizzare, scontrandosi con la diversa visione imposta dalla drammaturga e
attrice Clara (Galatea Ranzi) e con la continua richiesta di Gigliola
(Viviana Di Bert) di inserire nella narrazione la sofferenza del singolo
simboleggiata dalla vicenda di un’anziana donna di nome Tosca (Gordana De
Santis). Sarà proprio Clara che, venuta da Parigi a Roma, porterà con se’ le
documentazioni di un vecchio documentario girato nel ’79 che dovrebbero
squarciare la memoria su un tragico momento della storia del mondo, ma che
si trovano invece a diventare pretesto del logorio della protagonista. 05:04:2009 |
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Dall'altra
parte del mare |
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