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all the lines flow out di Charles Lim Yi Yong film di ricerca |
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All the lines flow out esplora la lotta dell'uomo con la natura. L'opera comincia negli enormi canali di scolo per le tempeste, le cui dimensioni evocano i tentativi umani di controllo e contenimento. Questi longkang – termine che deriva dal malese e sta per fognatura, usato nel film per descrivere qualunque manufatto per la conduzione idrica, dalle grondaie ai canali – attraversano i prati, si insinuano all'interno della “naturale” fisionomia dello spazio. Tuttavia, la crescita di piante tropicali e l'avanzamento del degrado suggeriscono la sostanziale impossibilità di controllare la natura. Lo spettatore è spazzato via nell'oceano ed è costretto a confrontarsi con l'acqua come pura forza, senza pensieri o coscienza. In All the lines flow out, Charles Lim Yi Yong prosegue la sua esplorazione della geografia della terra, del mare, dei flussi, dei confini, intrapresa in opere come Sea State. Tuttavia, a differenza di quest'ultima, in All the lines flow out, si sperimenta una de-territorializzazione. Gli scarichi divengono una metafora della dicotomia tra flusso e controllo. Le immagini provocano un senso di ansia, ed emergono l'esitazione e la paura - enfatizzati da un montaggio che accentua i contrasti tra l'oscurità e la luce, la natura e lo “spregevole metallo” -. Con la costruzione di un ritmo volutamente lento, Charles Lim crea nello spettatore un singolare spazio mentale all'interno del quale ci si perde in sensazioni visive prive di alcun intento narrativo. Per il cineasta di Singapore, infatti, un racconto è come l'acqua: “l'essere umano è affascinato dall'acqua ma, allo stesso tempo, è mosso dalla voglia di poterla controllare. Crediamo di poterlo fare, ma altro non è che una mera illusione!”. La possibilità/volontà di contenerne il “flusso”, di bloccarne il movimento, assume, quindi, una pregnanza liminare: ed è proprio questa caratteristica che Charles Lim Yi Yong cerca di mostare/esprimere in All the lines flow out.
09:09:2011 |
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