Alice in Wonderland
di Tim Burton è un film sbagliato nel suo essere la riproposizione di una
fiaba classica.
Linda Woolverton, la sceneggiatrice, e Tim Burton sembrano non avere letto
le opere di Lewis Carroll poiché questo film non ha nulla del nonsense
presente nei libri di Alice, che non sono una fiaba classica.
I dialoghi hanno poca originalità e quasi nessun gioco di parole. Lo
spettatore si aspetterebbe che il regista abbia trasferito il nonsense
soprattutto a livello visivo ma ciò non accade.
Non basta ingrandire la testa alla regina Rossa (Helena Bonham Carter) o
colorare di arancione i capelli del Cappellaio Matto (Johnny Depp).
Il portare il tema in chiave gotica, elemento centrale della poetica
burtoniana, non ha fatto altro che far perdere di poeticità.
Stessa cosa dicasi del tentativo di innervare nel personaggio di Alice un
elemento di ribellione femminista che non serve alla storia o a quella che
sarebbe dovuta essere una non-storia.
La recitazione è poco classificabile dato che nella versione originale
attori quali Sir Chritopher Lee o Matt Lucas davano le voci ai personaggi in
CGI.
Non male Helena Bonham Carter. Johnny Depp ormai sempre più incatenato a
personaggi psicotici non emoziona.
Buon uso comunque dei costumi e delle scenografie e personaggi CGI, anche se
come già scritto sono fuori tema.
Il 3D è ben utilizzato. Sarebbe stato ancora più efficace se fosse comparso
solo nella parte del “sottomondo” o “paese delle meraviglie” creando una
differenza anche visiva con la realtà/”sopramondo”.
Le musiche di Elfman non si percepiscono e sono quindi inutili.
Citazioni da Edward mani di forbice,
quando il cappellaio rifà l’abito ad Alice (citazione audio in quanto
sentiamo il rumore di forbici che tagliano) e
Il mistero di Sleepy Hollow,
il tronco in cui Alice cade e il mulino incendiato (citazione a sua volta di
Frankenstein 1931)
Un film che cerca di essere poetico e non lo è.
14:03:2010
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