
L'eccessivo sfruttamento delle risorse del pianeta assieme all'emissione di
gas inquinanti aggrava l'effetto serra del pianeta; i ghiacci dei poli si
sciolgono, la corrente del Golfo ne risente, e in un paio di settimane
l'emisfero settentrionale viene flagellato da eventi climatici disastrosi e
senza precedenti: grandine grossa come palloni di calcio, tornadi
devastanti, temperature a picco; infine una nuova era glaciale. Con queste
premesse e con 150 milioni di dollari budget, Emmerich è riuscito a
realizzare un film insulso (e non era facile). Persino gli effetti speciali,
unico motivo di interesse in film di questo tipo, spesso sono insufficienti:
se è vero che New York sotto la neve e Los Angeles distrutta dai tornadi
sono molto spettacolari, altri particolari sono da film di serie b: in cima
alla lista i lupi in computer grafica: assolutamente ridicoli.
Sarebbero errori ampiamente perdonabili, se la storia fosse convincente;
purtroppo così non è. La spettacolarità delle scene di devastazione ha il
fiato corto, e cede presto il passo alla noia, da cui un regista medio
avrebbe potuto uscire con una storia interessante, dialoghi sferzanti o
personaggi e situazioni originali. Ma così non è. Assistiamo impotenti alla
solita solfa di buoni sentimenti, di amori nati e rinati (di cui si intuiva
il destino almeno mezz'oretta prima); siamo costretti a sorbirci dialoghi
involontariamente ridicoli ("non si brucia Nietzsche!" "Nietzsche era un
porco sciovinista ed era innamorato della sorella!"); situazioni poco
credibili (gli esperti esploratori polari non si accorgono di camminare su
un vetro??).
Il lieto fine è inevitabile, i buoni si
salvano, il vicepresidente si redime, e le popolazioni del Terzo Mondo sono
felici per la gratitudine statunitense (bleah!). Non basta un budget
multimilionario a dare un'anima ad un film, ma una domanda sorge spontanea:
con tutti quei soldi, non si poteva pagare un tizio qualsiasi che non scriva
una storia stando seduto sul gabinetto?
Voto: N.C.
06.06.2004
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