L'assassinio di Jesse James

per mano del codardo Robert Ford

di Andrew Dominik

con Brad Pitt, Casey Affleck

64mo festival di venezia

di Gabriele FRANCIONI

Lo stile cupo del neozelandese Andrew Dominik, apprezzato nel bellissimo CHOPPER con Eric Bana (in dvd Dolmen Video), si perde tra i continui rimandi di una postproduzione infinita (2005-07), gestita dalla Warner Bros., ma anche dallo stesso Pitt e Ridley Scott,  in modo tale da limare tutti gli spigoli della storia.

Quello che vediamo nel folgorante inizio - l’assalto al treno girato come un horror - non tornerà più nel resto della pellicola. Il voice-over del film (amato/odiato alla Mostra) contribuisce a indebolire l’insieme, creando un ostacolo alla fruizione dell’immagine pura, intravista nell’incipit, definitivamente persa tra le nebbie del confuso affabulare del sovra-testo.

La storia di Jesse James finisce col sembrare una vicenda buona per un cinema da camera, tanto Dominik è stato costretto a depurarla di ogni realistica fedeltà e sincerità, al punto che J.J. sembra un borghese occasionalmente dedito ad atti di violenza privata (quelli pubblici, come detto, rimangono confinati a quell’unico flash), quasi una continua caccia alla volpe, più truce ma agìta sempre con l’abito d’ordinanza - doppiopetto, cappello, sigaro, giornale sottobraccio - piuttosto che il baluardo umano postosi a difesa ultima di una nazione ormai in mano agli yankees dell’Unione.

Robert Ford, il malaticcio Casey Affleck innamorato di Brad Pitt (nient’affatto straordinario, come qualcuno voleva farci credere), contribuisce a creare, col suo estenuante pedinamento psico-gay, un’atmosfera emotiva tendente al plumbeo meditabondo, più che al drammaticamente mortifero. La scelta dei produttori verrà probabilmente premiata al botteghino, ma ci priva di un possibile capolavoro (inseriranno le scene tagliate nel dvd del film?). Come detto, Pitt/Jesse viene raccontato nella sua versione terminale e borghesizzata, quando la violenza degli inizi è scemata e ciò che conta è fuggire dal cerchio della legge e delle vendette che va stringendosi sempre più attorno al Robin Hood amato dai diseredati e mitizzato da tutti coloro che avrebbero voluto, ma non potevano per estrazione sociale, ripetere le sue gesta o semplicemente conoscerlo e quindi si limitavano ad osservarlo voyeuristicamente attraverso le pagine dei romanzetti diffusi all’epoca, quasi degli instant-books che anticipavano il ruolo dei fumetti.

Forse l’unico canale interpretativo valido per il film di Dominik passa proprio dall’accettazione di questa matrice voyeuristica, che segna le azioni tanto di chi desidera Jesse James da vicino (per emularlo, per incarcerarlo etc) rimanendo dentro l’inquadratura, quanto di chi lo ama ma non entra nel quadro (le citate schiere di segreti ammiratori).

Ma il desiderio di possedere JJ secondo modalità vagamente omosex, porta al tradimento perché mai ricambiato, anzi affrontato con sprezzo, mentre l’amore incondizionato e segreto della gente comune si tramuterà presto in rabbia verso il codardo Ford.

Dopo la testa del film, ci sembra molto riuscita anche la coda, tutta dedicata, appunto, al giustiziere colluso con il potere costituito. Assai efficace e terribilmente decadente, attraversato da nuovi e ben più cupi presagi di morte, è il lungo finale, in cui Robert Ford gira l’America come Buffalo Bill col suo circo, ma viscontianamente pittato.

La purezza della visione di un Fritz Lang o di un Sam Fuller, già confrontatisi con James, non è rintracciabile in questo film, ma Dominik va comunque salvato e messo presto alla prova su un nuovo testo.

Nel cast spiccano Sam Shepard, finalmente in un ruolo da vecchio, e Sam Rockwell.

 

08/09/2007

VOTO: 25/30

 

Tutte le recensioni di Venezia  2007

The Assassination of Jesse James by the coward Robert Ford
Regia: Andrew Dominik
Stati Uniti 2007, 155'
DUI: 21 dicembre 2007
Genere: Western