
Achille, un bambino afflitto dalla
balbuzie, viene iscritto dai parenti ad un corso estivo presso "Villa
Agorà", un centro per la rieducazione dei disturbi del linguaggio; il
fondatore e direttore della clinica (un ottimo Paolo Bonacelli), ha ideato
un metodo di cura basato sul canto che promette miracoli, ma che in fin dei
conti nulla potrà senza il rapporto d'amicizia venutosi nel frattempo a
creare tra il piccolo protagonista, gli altri pazienti ed un eccentrico
logopedista (Sergio Rubini).
Giovanni Albanese, regista esordiente, affronta con questo film un problema
delicato, e riesce, memore delle esperienze vissute in prima persona negli
anni dell'adolescenza, nell'impresa non facile di far sorridere con garbo
circa un argomento che al cinema, così come in letteratura, era stato sino
ad ora ignorato quando non banalizzato o addirittura ridicolizzato; non a
caso, infatti, a suscitare ilarità ed imbarazzo in questa occasione non è
tanto il linguaggio stentato dei balbuzienti quanto invece l'ignoranza delle
persone cosiddette normali, come nella scena in cui Achille viene obbligato
da una zia a bere l'acqua santa (utile a scacciare gli spiriti maligni che
si annidano in gola, sostiene lei...) o nella lunga sequenza, da antologia,
ambientata all'interno di un centro commerciale.
Ricco di riferimenti alla realtà che non
si limitano semplicemente all'autobiografia (esiste davvero in Italia un
centro, chiamato "Villa Benia", che propone un metodo per sconfiggere la
balbuzie analogo a quello descritto nella sceneggiatura), il film è uscito
nelle sale con un ritardo di oltre due anni rispetto alla data di
lavorazione, dovuto forse alle traversie del produttore Vittorio Cecchi
Gori, e, complice una campagna promozionale pressochè inesistente, è andato
incontro ad una pessima accoglienza da parte del pubblico; ma si tratta in
fondo di un vero peccato, anche perchè la qualità tecnica è di livello
decisamente elevato rispetto allo standard delle attuali pellicole italiane,
grazie soprattutto alla fotografia (di Maurizio Calvesi) e alla regia
tutt'altro che banali, al commento musicale (di Nicola Piovani) decisamente
vivace, e all' ammirevole impegno di tutti quanti gli interpreti.
Da recuperare.
Voto:24/30
05.07.2003
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