A A A ACHILLE
di Giovanni Albanese
Con: Sergio Rubini, Loris Pazienza

di Flavio GIOLITTI


Achille, un bambino afflitto dalla balbuzie, viene iscritto dai parenti ad un corso estivo presso "Villa Agorà", un centro per la rieducazione dei disturbi del linguaggio; il fondatore e direttore della clinica (un ottimo Paolo Bonacelli), ha ideato un metodo di cura basato sul canto che promette miracoli, ma che in fin dei conti nulla potrà senza il rapporto d'amicizia venutosi nel frattempo a creare tra il piccolo protagonista, gli altri pazienti ed un eccentrico logopedista (Sergio Rubini).
Giovanni Albanese, regista esordiente, affronta con questo film un problema delicato, e riesce, memore delle esperienze vissute in prima persona negli anni dell'adolescenza, nell'impresa non facile di far sorridere con garbo circa un argomento che al cinema, così come in letteratura, era stato sino ad ora ignorato quando non banalizzato o addirittura ridicolizzato; non a caso, infatti, a suscitare ilarità ed imbarazzo in questa occasione non è tanto il linguaggio stentato dei balbuzienti quanto invece l'ignoranza delle persone cosiddette normali, come nella scena in cui Achille viene obbligato da una zia a bere l'acqua santa (utile a scacciare gli spiriti maligni che si annidano in gola, sostiene lei...) o nella lunga sequenza, da antologia, ambientata all'interno di un centro commerciale.

Ricco di riferimenti alla realtà che non si limitano semplicemente all'autobiografia (esiste davvero in Italia un centro, chiamato "Villa Benia", che propone un metodo per sconfiggere la balbuzie analogo a quello descritto nella sceneggiatura), il film è uscito nelle sale con un ritardo di oltre due anni rispetto alla data di lavorazione, dovuto forse alle traversie del produttore Vittorio Cecchi Gori, e, complice una campagna promozionale pressochè inesistente, è andato incontro ad una pessima accoglienza da parte del pubblico; ma si tratta in fondo di un vero peccato, anche perchè la qualità tecnica è di livello decisamente elevato rispetto allo standard delle attuali pellicole italiane, grazie soprattutto alla fotografia (di Maurizio Calvesi) e alla regia tutt'altro che banali, al commento musicale (di Nicola Piovani) decisamente vivace, e all' ammirevole impegno di tutti quanti gli interpreti.
Da recuperare.
 

Voto:24/30

05.07.2003

 


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