EL ABRAZO PARTIDO
di Daniel Burman
Con:
Daniel Hendler, Adriana Aizenberg

E con: Sergio Boris, Jorge D’Elia

di Emilio RANZATO


Membro della comunità ebraica di una città argentina, Ariel (Hendler) lavora con la madre Sonia (Aizenberg) nel negozio di biancheria intima di una galleria. Diviso fra la voglia di cambiare vita e stabilirsi in Europa, e il desiderio di incontrare finalmente il padre (D’Elia), partito per combattere in Israele quando lui era appena nato, Ariel trascorre le giornate confrontandosi con l’eterogenea umanità della galleria, nella inconsapevole ricerca della propria identità.
Anche se gli elementi di base sono quelli delle tante commedie multietniche di moda negli ultimi anni, più o meno fedelmente ispirate alla letteratura di Daniel Pennac, fra le maglie del vivace dialogo di questo film di Burman (autore anche della sceneggiatura assieme a Marcelo Birmajer) affiora con prepotenza la commedia statunitense, da Woody Allen a Kevin Smith, che il regista argentino riadatta alla realtà del proprio paese sul bordo del baratro. E anche se si poteva porre un maggior accento sugli aspetti seri della vicenda, la descrizione pur ironica di tante piccole solitudini riesce ad emanare efficacemente il senso di un malessere più ampio e radicato.
è forse da subordinare a questo pessimismo e disorientamento di fondo la scelta di una regia isterica, perennemente movimentata, tratto comune a molti registi emergenti contemporanei dietro cui, spesso, non si cela nessuna vera esigenza se non quella di apparire a tutti i costi originali, con l’inconveniente di perdere qualcosa in efficacia espressiva. E se nel caso di Burman possiamo dirci certi della sua sincerità, in alcuni momenti rimane l’ingombrante conseguenza di un livellamento di immagini che si tramuta in appiattimento narrativo, per cui di ciò che succede al protagonista alla fine ci interessa poco, e il racconto rimane per lo più affidato alla brillantezza dei dialoghi e alla stramberia dei personaggi e delle situazioni. Tutto sommato poco male, tenendo conto che gli attori offrono davvero un’ottima prova (fra tutti, ancor più di Hendler, premiato a Berlino, la Aizenberg) e le risate non sono poche. Una piccola opera fresca e convincente che probabilmente nutriva alcune aspirazioni più alte rimaste allo stato embrionale. Un gioiello, comunque, nell’arrancante stagione cinematografica a cui stiamo assistendo. Orso d’Argento a Berlino.

::: LO SCRIPT IN ESCLUSIVA :::
 

Voto: 25/30

06.06.2004

 


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