
Stella è in procinto di sposarsi, il suo vestito è quasi pronto. Stella
assapora ogni istante dell’attesa, respira con tutto il suo essere il corso
che sembra dettato da una rara armonia di sensi ed eventi quando di colpo
l’incanto si rompe. Una violenza improvvisa quanto inspiegabile le mozza il
fiato e le lacera l’anima. Quell’atto di brutalità ferina non viene
indagato, ma viene sepolto nel silenzio, lasciando Stella chiusa nel suo
dramma in preda ad ancestrali quanto incomunicabili turbamenti. Stella
riesce ad uscire dal baratro solo prendendo decisioni radicali: lascia il
fidanzato, gli studi e inizia a lavorare in una pasticceria. Intorno permane
un clima di ovattati silenzi: il fidanzato esce dignitosamente di scena, la
madre sopporta premurosamente senza commenti. La vita di Stella riprende
all’insegna di una quotidianità senza ambizioni, e senza emozioni. Ma presto
il cuore le torna a battere, e questa volta di una passione viscerale,
ineluttabile quanto minata alla radice. Perché Franco non è per Stella uno
sconosciuto e l’attrazione di lei non è del tutto nuova, ma affonda in un
passato subconscio. Perché tanto meno per Franco Stella è una sconosciuta e
il sentimento di lui si dimena nei meandri di una coscienza malata,
schiacciato dal peso di indicibili trascorsi. Ma soprattutto, l’incontro tra
Stella e Franco non è casuale. Ciò che lui sa, e drammaticamente, in lei si
specchia in una tacita intesa che sfiora i più profondi desideri inconsci.
Perché a Stella non sembrano essere del tutto alieni gli strazi dell’animo
di Franco: il passato li unisce ineluttabilmente e li affida a un destino in
comune. Ciò che le parole non dicono, lo suggeriscono le inquadrature, gli
sguardi, le pause, e i dettagli: Stella in un certo qual modo sa, anche se
non fino a quel punto, ed acconsente. Perché il corteggiamento stesso di
Franco si presenta fin da subito con un fascino deviato, ambiguo. E il
retrogusto amaro è già percepibile dai suoi eccessi e dalle sue stranezze –
l’acquisto di un’enorme quantità di paste per il primo appuntamento, a
sorpresa, la scomparsa dopo il primo incontro, il conto del vestito saldato
per dieci euro, senza controbattuta da parte di Stella, la sorpresa notturna
in pasticceria, la reazione alla vista delle nudità di Stella. Tutto il
comportamento di Franco è evidentemente riconducibile a un conflitto da
amore proibito, che non può passare inosservato, neanche a Stella. Franco
appare incapace di esprimere la sua passione se non come una lascivia da
inibire, e come dolore. Franco è affascinante, ed allo stresso tempo
castrante, ai suoi slanci si alternano strane ritrosie, passa dall’eccesso
all’inibizione, segretamente si lacera nel senso di colpa. Insomma la
passione di Franco è una passione amara, adombrata da lati tremendamente
oscuri, da trascorsi di possesso ferino e coatto, agli antipodi di quella di
Andrea, il marito mancato, che invece si esprime alla luce del sole, nella
massima naturalezza pastorale, in una rara armonia degli affetti. E infatti
questo diviene incomunicabile dal momento in cui Stella suo malgrado
precipita nei più oscuri turbamenti. Non è un caso che Stella, da parte sua,
passi questa relazione sotto silenzio, e soprattutto la tenga nascosta alla
madre. E’ vero che la complicità della madre con l’ex fidanzato ci è stata
presentata come un po’ eccessiva, fastidiosa, ed è vero che Stella
plausibilmente sente il bisogno di tutelare la madre da ulteriori turbamenti
emotivi, ma questo non basta a giustificare questo rigoroso silenzio.
Piuttosto esso sembra il sintomo di una sensazione, di un presentimento
inconscio di una verità allucinante.
Né Stella né Franco sono liberi dal passato, che pesa nella esperienza di
lei come nella coscienza di lui e drammaticamente li unisce. Entrambi
appaiono ineluttabilmente segnati da una ferita che non si rimargina, con
una profonda differenza però: che la responsabilità, volens nolens va tutta
a Franco.
La violenza subita ha impresso in Stella un segno indelebile. Le ha fatto
toccare il fondo e le lasciato il gusto per il dolore, e forse, in nuce un
attaccamento al suo carnefice. Le vie luminose dell’armonia – il matrimonio
sereno, gli studi – non sono più percorribili per Stella, ridotta all’osso
della sua anima, tornata alla radice dell’essenza. Solo i campi, il sorgere
e il tramontare del sole, il sapore delle creme e delle marmellate, hanno
ancora un senso per Stella; solo la natura, nel suo fascino e nella sua
brutalità.
Anche Franco appare schiacciato dal passato, lacerato da quel gesto al di là
della dignità umana, e nell’economia della relazione inizialmente quasi
svantaggiato dal possesso esclusivo di una verità inconfessabile. Ma la
morte improvvisa arriva a risolvere qualsiasi problematica in questo senso,
togliendolo dall’empasse di una giustificazione impossibile.
E allora anche la fine, non è come molti hanno sostenuto, sintomo di dramma
irrisolto, ma l’unica possibile soluzione a un dramma che non può avere
parole per giustificarsi.
Certo questa fine non è catartica, non affranca i personaggi né soddisfa lo
spettatore…
Del resto il film non contempla alcuna evoluzione del personaggio nella
direzione di uno svolgimento al good-ending: né Stella né Franco si
affrancano dal passato né si presentano le condizioni per cui saranno
plausibilmente in grado di affrancarsene.
Anche se di nuovo possiamo notare una differenza: a scontare la pena della
morte di Franco sarà Stella. La morte in quanto strumento risolutivo, non
permette alcun riscatto e taglia ogni speranza, ma questa morte, pur
presentandosi come l’unica soluzione plausibile nell’ottica di un amore
impossibile alla radice, appare assurda quanto ingiusta: salva il colpevole
e punisce l’innocente, disattendendo ulteriormente le aspettative dello
spettatore.
Del resto tutto il film vede una sproporzione quasi strutturale dove
l’elemento femminile appare in perenne svantaggio, inesorabilmente
schiacciato dal maschile. Perché in tutta la vicenda è sempre Stella che
paga, Stella che paga per un atto di violenza subito, e non denunciato in
polizia, Stella che paga per la morte di Franco subito dopo aver scoperto
l’arcano. Perché il peso del silenzio rimane solo a Stella, ad aggravare il
lutto, mentre il senso di colpa di Franco si dissolve con la morte. Il
dramma di Franco si trasferisce su Stella lasciandole una eredità scomoda.
Se la violenza di Franco ha posto le condizioni per un’unione di dipendenza,
la sua morte rompe quell’unione ma non senza lasciare conseguenze. Il
carnefice muore lasciando sola la sua vittima, sola, nella condizione di
vittima.
Sintomi di questo disequilibrio sono del resto reperibili anche in altri
dettagli del film, ad esempio anche il precedente fidanzato di Stella appare
in un qualche modo uscire più incolume dalla rottura del matrimonio, perché
se non ci dato pensare che lo superi in modo indolore comunque di fatto non
gli resta il segno dell’esperienza di Stella che infatti rimane solo a lei,
incomunicabile e intrasferibile. Non da sottovalutare poi la situazione
familiare di Stella che vede una figura materna che sopporta in silenzio e
una figura paterna inesistente.
Certo alcune caratteristiche tecniche possono aver indotto le critiche meno
indulgenti, che si sono soffermate sui dialoghi non sempre verosimili, o
sulle scene un po’ troppo oleografiche. Ma a livello sostanziale non sembra
che la struttura del film risenta di un irrisolto. E anche nell’equilibrio
delle parti, forse è vero che alcuni personaggi potevano essere più curati,
ma quel peso esorbitante della protagonista non va tutto a discapito degli
altri ma è anche in parte funzionale a esprimerne la solitudine nel suo
dramma, e forse anche in corrispondenza di un occhio narrante
tendenzialmente legato al punto di vista della protagonista. Soprattutto per
quanto riguarda il finale, il taglio brusco sembra un effetto voluto. A
riprova di questo la riuscitissima trovata dell’anticipazione iniziale, che
preludendo al finale circoscrive l’intero sviluppo nei confini di un cerchio
che si chiude. Alla luce di questa esemplare circolarità lo spettatore solo
alla fine rivede tutta la vicenda come un lungo flashback.
Sito
02.04.2005 |