Abbasso l’amore
di Peyton Reed
Con: Renée Zellweger, Ewan McGregor

di Lucia LOMBARDI


New York 1962: Barbara Novak (Renée Zellweger) ragazza di campagna, approda nella grande mela con un sogno e tante mise Chanel nel cassetto.. contornata da interni very sixty’s che fan pandan con i colori stessi degli abiti, che Daniel Orlandi ha creato su misura, utilizzando tessuti e modelli d’epoca. Appartamenti lussuosi arredati con tutti i confort: l’immancabile bar a scomparsa, il mangiadischi, il divano che pigiando un bottone rosso diventa letto, terrazze da cui rifulgono panorami metropolitani mozzafiato, e i cui elementi d’arredo studiati nei minimi dettagli riprendono oggetti di alto design, quali: i vasi di Alvar Aalto, le sedie “Barcelona” 1929 di Mies van der Rohe (uno dei massimi architetti designer della Bauhaus si trasferì in America nel ’37, ove divenne uno dei maggiori architetti grazie ai suoi grattacieli), e quant’altro di elegante e alla moda si potesse trovare nelle dimore d’allora apprezzato ancor oggi. Renée Zellweger fa il verso alla regina della commedia amorosa americana Doris Day, affiancata da Ewan McGregor (Train Spotting, Moulin Rouge), che col suo fare ricorda Rock Hudson, Frank Sinatra, Dean Martin, si vedano alcuni riferimenti ai film Il letto racconta..., o Alle donne ci penso io.

Due amiche una bionda e l’altra mora, una scrittrice, l’altra la sua editor, decidono di combattere il potere maschile grazie alle pagine del clamoroso romanzo rivoluzionario: “Abbasso l’amore”, ed ottenere successo al pari del sesso forte. Tra le tattiche di raggiungimento dell’agognato successo, si profila la possibilità di ottenere un’intervista con un noto giornalista sciupafemmine: Catcher Block (Ewan McGregor). Egli rientrava perfettamente nel canone maschile demonizzato nel best seller della signorina Novak. Una sorta di “trattato” antesignano del femminismo, che incitava le donne all’emancipazione, indicando regole comportamentali fondamentali da ottemperare per raggiungere una indipendenza economica, professionale e sessuale, dimostrando che il sesso “a la carte”, anche per le donne, era la miglior medicina accompagnato a chili di cioccolata per tener lontano l’amore dal cuore e dal letto! Su questi fondamenti si basa tutta la commedia, fatta di inseguimenti tra i due protagonisti e di finti fraintendimenti, di smascheramenti, infatti il giornalista si spaccia per un astronauta che a differenza dei suoi concittadini newyorkesi, stando nello spazio, non ha sentito parlare del nuovo successo editoriale del momento, cercando con questo metodo di far capitolare la scrittrice, così da per poter scrivere un articolo sulla vera natura di Barbara Novak: Una donna come le altre donne! Ma l’uomo non ha fatto i conti con l’astuzia e l’amor proprio di lei… e le cose non proseguono secondo i piani…?! Il regista Peyton Reed, fa uso del Technicolor, e dello spleet–screen (utilizzato nel film sopra citato Il letto racconta…) come usava fare tra fine anni 50 e inizi 60 a Hollywood, con in più l’utilizzo di qualche movimento di macchina moderno, vivacizzando così con questi espedienti le scene; i colori rifulgono dall’inizio alla fine del film, armonizzandosi sapientemente con gli umori, e le tematiche. I dialoghi sagaci, frizzanti e corposi paiono a tratti uscire dalle commedie di Neil Simon che, d'altronde, ha fatto scuola a generazioni di sceneggiatori e scrittori legati a questo genere letterario.
Tutto è perfettamente armonizzato grazie anche alla colonna sonora di Marc Shaimann, sulle cui note pare proprio che anche gli attori si muovano a ritmo di Jazz e bossanova. L’Happy end è più che doveroso per una pellicola spensierata che anche se con il sorriso sulle labbra, porta donne e uomini a pensare alla propria posizione e ai propri atteggiamenti amorosi, d'altronde in amore come altrove gli errori non hanno età, anzi hanno le gambe lunghe… come quelle dei due protagonisti quando ballano, sbaragliando con un mini musical finale sulle note di “Here’s to Love”, la canzone composta appositamente da Shaiman e Scott Whitman, citazione quasi lampante dei balletti e delle canzoni che interpretava Frank Sinatra. Non sarebbero stati fuori luogo altri balletti durante le scene del film, ogni particolare lo richiamava! Viene il dubbio che avessero paura d’osare… .

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Voto: 27/30

02.02.2004

 


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