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E’
la storia di 3 coppie di giovani che si sfaldano, mescolano e più o meno
si ricompongono nell’arco di 24 ore a Buenos Aires. Ma sorge spontanea
la domanda: perché raccontare la solita storia di incontri casuali e scambi
incrociati, tradimenti consumati o solo sperati, rapporti amorosi che
si trascinano senza sapere neanche il perché – perché il problema sta
non in un rapporto trascinato ma nel fatto che talvolta sia insensato?
Infatti il film non ci mette al corrente di nulla, ci mostra delle coppie
in crisi e si dilunga per 70’ a mostrare l’unica cosa che è stata colta
con lucidità ma che rimane identica dall’inizio alla fine: i dialoghi
dei giovani. Bisogna ammettere che sono divertenti nel loro non dire nulla,
nel loro emergere come giochi di linguaggio che più o meno si sganciano
dalle cose in questione, dalle intenzioni dei parlanti, dall’espressività
per appoggiarsi su se stessi: una ragazza fuma una sigaretta, il ragazzo
che le sta di fronte gliene chiede una, lei annuisce ma non gliela porge
e così via. Martin sostiene una cosa ma suppone apertamente possa essere
il contrario, Leo e Maria prendono mille precauzioni sulle oscillazioni
che potrà subire l’orario del appuntamento al quale non si presenteranno
mai; tutto questo è molto umano, molto vicino alla vita ma nel film non
conduce in nessun luogo e come un paio di fari nella notte si avvicinano,
illuminano la scena e poi ci abbagliano così il film passa lasciandoci
una vaga impressione di aver visto, ma forse è illusione ottica, non si
sa cosa. |
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Alessandro
MAZZANTI |
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