
36 Quai des Orfèvres è un
polar di brutale iperrealismo trattato con estrema raffinatezza
cinematografica. Regia e sceneggiatura tese ad andare oltre i limiti del
verosimile, il ritmo serrato di un montaggio mozzafiato, la colonna sonora
evocativa ma non ingombrante, e non ultimo l’apporto di tre attori dal
carisma irriducibile fanno di 36 un capolavoro di mirabile equilibrio. E
questo equilibrio si esplica nelle diverse espressioni del film: a livello
di regia e sceneggiatura (Oliver Marchal), in un sistema dove nulla manca e
nulla è in eccesso, e tutto torna; e dove ogni parola, gesto, sguardo hanno
un senso e una ragione. Così pure nel montaggio (Hachdé) dove non c’è
indugio sulla scena, che non sia motivato, passaggio inespresso, se non
perché voluto, eccesso o scompenso. E la colonna sonora (Herwann, Kermovant,
Axelle, Renoir) non fa che coadiuvare questo equilibrio di effetti, con una
presenza persistente, e allo stesso tempo variabile a seconda che
accompagni, intensifichi o anticipi la scena, senza mai però soffocarla; con
un andamento fluido e insieme dirompente, dai cambi inavvertiti o invece
improvvisi, in misura dell’azione, comunque sempre azzeccatissima. Infine a
livello di interpretazione, l’equilibrio si esprime in un triangolo che vede
un Gérard Depardieu e un Daniel Auteuil contrapporsi con due ruoli agli
antipodi e André Dussolier al vertice.
Un certo equilibrio emerge anche nella complessità tematica e nella gestione
delle emozioni.
Pur entro i confini del plot poliziesco, amicizia e amore, orgoglio,
passione, onore e viltà, coerenza e corruzione trovano spazio in un dramma
che vuole essere uno spaccato realistico specifico per genere, vicenda e
ambientazione ma aperto ad ampio raggio per i motivi umani coinvolti.
Azione e melodramma si combinano in sequenze di immagini dove lo scrupolo
del dettaglio non va a discapito dell’incisività, e la ripresa non ha
scrupolo per i sentimenti. Nudi e crudi emergono miti e riti, intrighi e
miserie della polizia in questo polar girato appunto da un ex
poliziotto che da esperto conoscitore del milieu tratta ogni immagine con
una finezza e una potenza dirompenti
In grazia solo di uno stile impeccabile una storia vera fatta di comuni
mortali, viene portata al massimo delle potenzialità espressive.
Tra Léo Vrinks (Daniel Auteuil), capo della squadra anticrimine e Denis
Klein (Gérard Depardieu), capo della squadra investigativa e pronto
intervento, si è scatenata la battaglia per la conquista del comando del
‘36, Quai des Orfèvres’. Ormai tra loro è guerra aperta per sgominare una
terribile banda di malviventi. Da qui si innesca un meccanismo di cui
entrambi finiscono per perdere il controllo. Gli estremi del contendere si
esacerbano in una netta divisione che vede entrambi portare
all’esasperazione se stessi e le proprie istanze in una lotta che non
risparmia nessuno. Perché né la passione per la professione né la brama di
potere conoscono limiti. L’una porterà Denis su una strada cieca di
tradimenti e corruzione, che in nome del potere non si fa scrupolo di
comprare silenzi con denaro e promozioni, né di uccidere. L’altra farà
finire Léo involontariamente complice in un omicidio e infine in prigione.
Ad incastrarlo è non a caso Denis, che una volta eliminato l’avversario, pur
se contro la volontà e lontano dall’apprezzamento di tutti, può finalmente
sostituire Robert Mancini (André Dussolier), nel comando della centrale di
Parigi. Mentre le loro strade si dividono, intorno si fa il vuoto, e non
solo metaforicamente. Solo chi è disposto a un compromesso dal caro prezzo
morale resiste all’ascesa di Denis al potere, gli altri muoiono, desistono,
si perdono. Il portato di questa lotta tra vili e degni è al di là del
paradossale e non conosce giustizia. La passione non sembra essere ripagata,
gli eroi non vengono risparmiati. Non c’è rispetto per la coerenza, i nobili
intenti, i veri amori, le amicizie sentite, a trionfare sembra essere la
degenerazione del potere, la viltà del denaro, l’insoddisfazione. Questa
storia, sembra essere a-morale, e non è un caso che sia una storia vera.
Solo alla fine un colpo di scena inaspettato, in grazia di una battuta
tenuta sotto silenzio e rivelata solo al momento, stupisce e un poco
rasserena, perché almeno a morire, tra i due contendenti, non sarà Vrinks…
Voto: 27/30
06:02.2005 |