28 settimane dopo di Juan Carlos Fresnadillo Con Robert Carlyle, Rose Byrne |
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Se 28 GIORNI DOPO era un film in qualche modo d'autore (mi perdonino i puristi se uso il temine nel senso più ampio del termine), e Danny Boyle citava abbondantemenete qui e lì nella cinematografia di genere (LA CITTà VERRà distrutta all'alba, zombi, rabid, per citare solo alcuni titoli) per regalarci un piccolo "saggio" sulla Violenza - non a caso il film iniziava con una scimmia bombardata da immagini televisive di guerre, linciaggi, impiccagioni, e non a caso gli infetti sono "rabbiosi", e non zombi come si continua a leggere ancora - il seguito di Fresnadillo non solo perde tutto il gusto citazionista, ma svuota la "rabbia" stessa degli infetti dalla metafora quotidiana sulla violenza, creando un film d'horror banalotto e anche parecchio scontato. Se l'idea iniziale della pellicola è infatti interessante (dopo sei mesi dal morte per inedia dell'ultimo infetto, un primo gruppo di cittadini inglesi viene riportato a Londra dalle truppe statunitensi con l'intento di ripopolare poco alla volta tutta l'isola) ed è originale anche l'idea della portatrice sana, passati venti minuti il film perde d'interesse. Distrutto dal rimorso di aver abbandonato la propria moglie durante un attacco degli infetti (che qui vediamo muoversi di giorno, mentre in 28 GIORNI DOPO uscivano solo la notte, come veri e propri animali rabbiosi), Donald Harris (Carlyle) è tra i primi civili ad arrivare a Londra con quel contingente di Marines che ha il compito di assicurare la sicurezza dei "coloni". Qualche giorno dopo arrivano i suoi figli, che durante l'epidemia erano all'estero e quindi si sono salvati. Ovviamente credono che la loro madre sia stata uccisa, per cui figuratevi la sorpresa quando, scappati dalla zona di sicurezza allestita dagli americani, e tornati presso la loro vecchia casa, se la ritrovano lì - unica sopravvissuta della debellata epidemia. Immediatamente messa in quarantena dai militari, non c'è neppure il tempo di rendersi conto che è una portatrice sana del virus che suo marito si infetta e la uccide (la scena è alquanto violenta, e probabilmente in Italia verrà tagliata, diciamo che ricorda molto l'assassinio di Tyrell da parte di Roy Betty nella prima versione di BLADE RUNNER, ma non credo la citazione sia voluta). Da qui in poi - sono passati 20 minuti? - il film perde d'interesse. L'ufficiale medico cerca di portare in salvo i bambini, convinto che il figlio di Donald (che come la madre soffre di eterocromia, ossia ha un occhio di colore diverso dall'altro) possa aiutarli a creare un vaccino. L'infetto Carlyle da parte sua decide di inseguire i propri figli per tutta Londra, sopravvivendo al napalm del "Codice Rosso", non prima ovviamente di aver contagiato allegramente un bel po' di persone: massacra ma non infetta il medico militare - chissà poi perché, forse aveva già mangiato? - per essere infine a sua volta ucciso dalla propria figlia, che può così vendicare postuma la madre. Ovviamente da tutto ciò il figlio eterocromico non ne uscirà indenne. Ma non vi dico come finisce il film solo se passati i 20 minuti iniziali non avete ancora capito che dopo altri 71 minuti ci sarà la classica e apocalittica inquadratura finale. Dobbiamo attendere 28 MESI DOPO per il seguito?
Voto: 20/30 16:09:2007 |
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28 weeks later |
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