15 MINUTI
di John Herzfeld
con Robert De Niro, Edwars Burns e Kelsey Grammer



Una delle cose più brutte da vedere al cinema è un film che nasce da alcune buone intenzioni - fondere, ad esempio, denuncia e azione, poliziesco e analisi sociale - ma che, pur riuscendo a dimostrarle, non sa metterle in pratica. In questo senso, sarebbe "megliore" un film nato senza alcuna pretesa.
La premessa nasce ovviamente per creare una categoria nel quale inserire il nuovo film del non notissimo John Herzefeld: 15 MINUTES. Quali, allora, le buone intenzioni? Innanzitutto raccontare una delle tante vicende di serial killer in America, affiancando alla figura di quest'ultimo un compare appassionato di cinema e USA, intenzionato a filmare ogni impresa dell'amico per farne un film. Di origine esteuropea, i due giungono in una New York dove Tale Robert Hawkins - leader indiscusso di una news-tv, per la quale gli ascolti valgono più delle vite umane - ha già da tempo creato un commonman-hero, Eddie Fleming (De Niro: piuttosto assente), poliziotto temuto da tutti e invidiato dai colleghi. E' ovvio allora che l'ossessione mediatica degli assassini, la popolarità di Fleming e Hawkins, con la sua sete di scoop, finiscano per diventare elementi di una vicenda di omicidi il cui unico movente reale va cercato proprio nella ricerca di una fama, per quanto effimera e vissuta in modi e a livelli differenti.
È vero, questo può essere un interessante modo per affrontare - per quanto il tema sia ormai ben più che abusato - il deteriorato rapporto tra mass media, vita di tutti i giorni e, in un certo senso, anche un discorso sulle nuove frontiere di un cinema fatto con videocamere digitali, grazie alle quali un po' tutti posso sognare di realizzare un film. E' vero, ma alla prova dello schermo, lo squilibrio è evidente, perché la volontà di trasformare un poliziesco classico (anche troppo: serial killer, coppia eterogenea di sbirri, donne che questi non posso amare totalmente, ecc.) in qualcosa di diverso è evidentemente troppo "scritta", sembra calare dall'alto, non è parte di un discorso filmico organico.
Probabilmente la cosa meglio riuscita dell'intera operazione è la campagna pubblicitaria sulla stampa: dateci un'occhiata, è quantomeno molto originale. Può bastare.

Voto: 23/30

Andrea DE CANDIDO
17 - 08 - 01


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