
In occasione della ripresa delle lezioni
al termine delle vacanze estive, la tredicenne Tracy resta affascinata dalla
metamorfosi in piccola dark-lady della coetanea Evie, ammirata da tutti i
maschi della scuola e non solo, e fa di tutto per ingraziarsela; va da sé
che, con l’ aria angelica che si ritrova (la interpreta Evan Rachel Wood,
una ex tenera bambina prodigio),l a prima non potrà che venire traviata
dalla seconda. Così, discutibilmente liquidata in poche battute la fase di
reciproca conoscenza delle due protagoniste, la sceneggiatura passa a
pescare senza altri indugi nel campionario di trasgressioni attribuite da
certo cinema e da certa letteratura ai moderni adolescenti; quasi nulla
manca all’appello: fumo, alcolici, spinelli, acidi, anfetamine, sesso di
gruppo, piccoli furti e piccolo spaccio, piercing e braccia zebrate, il
tutto elencato e descritto nei particolari per l’ennesima volta, nella
maniera più pedissequa e noiosa possibile, con la solita indifferente
America sullo sfondo e le classiche figure di adulti idioti e assenti
(stavolta ben oltre il limite del credibile, per la verità) a fare da
cornice. All ’esordio come sceneggiatrice e regista, la scenografa di
Hollywood Catherine Hardwicke adatta per lo schermo un soggetto
(ostentatamente autobiografico, ma fino a che punto genuinamente tale?)
della giovanissima Nikki Reed, figlia del proprio compagno e collega Seth
Reed, la quale a sua volta debutta come attrice nel ruolo di Evie.
Accuratamente studiato per essere il tipico “film-verità” destinato a
lasciare il segno, THIRTEEN fallisce nell’intento perché ha purtroppo il
torto di arrivare con notevole ritardo rispetto a prodotti simili che
avevano trattato i medesimi argomenti già molti anni prima, oltretutto con
ben altro stile, con maggiore coraggio e con lucidità e maturità di gran
lunga superiori; in questo caso, infatti, il precipitare degli eventi pare
troppo rapido e alquanto forzato, ed il comportamento dei personaggi è privo
di coerenza, a tal punto da vanificare l’ottimo lavoro svolto dagli attori
che li interpretano. L’ immagine che lascia di sé Nikki Reed, in fin dei
conti la vera mente dell’ operazione, è di conseguenza quella di una
ragazzina viziata che ha visto troppe volte KIDS, e vuole apparire a tutti i
costi perversa; stesso errore ripetuto peraltro più volte anche dalla nostra
Asia Argento, che a forza di ostinarsi a seguire tale strada finì col
realizzare tempo fa il ridicolo SCARLET DIVA, caratterizzato da analoghe
pretese di stampo autobiografico. Però malgrado tutto, e nonostante sia per
giunta ripetitivo e prevedibile, il film della Hardwicke non è privo di
punti al proprio attivo, visto e considerato che, per quanto tiri spesso
aria di “Dogma 95”, la regia sa regalare qua e là qualche apprezzabile
guizzo, e la colonna sonora offre ogni tanto discreti brani rock; quel tanto
che basta insomma per assicurargli la sufficienza, anche se ben lungi dal
giustificare l’ incetta di premi che ha fatto un po’ dovunque. Inoltre
fornisce almeno qualche spunto di riflessione, se non altro in funzione del
fatto che da TRAINSPOTTING ai lavori di Larry Clark, passando per quelli di
Gregg Araki, tanti hanno ormai parlato da mille punti di vista differenti di
ragazzi viziosi via via più giovani; gli sfigati all’estremo opposto,
invece, quelli che di droga e di sesso sfrenato non hanno visto l’ombra sino
a oltre i vent’anni, sembrano interessare a pochi anche dopo l’ottimo TUTTI
GIU’ PER TERRA, rimasto un caso isolato a dispetto del grande successo
riscosso. Perché?
Sito ufficiale
Voto:18/30
02.12.2003
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