
L'acqua rompe dove meno te lo aspetti. In questo vecchio detto sta tutto
il senso del film di Jill Sprecher, regista al suo secondo lungometraggio
imbevuto di vita grandiosa e banale e in concorso nella sezione cinema
del presente. Cast d'eccezione - Turturro, McConaughey, Duvall - per una
storia fatta di 5 storie tutt'altro che eccezionali. Avvicendati per inerzia
in un quotidiano senza imprevisti, i protagonisti incalzano i sogni senza
avere la possibilità di realizzarli. Sarà la proverbiale alea della vita
a segnare una diversa destinazione per ognuno di essi, uomini e donne
che, come insegna Lelouch, ignorano il come e sanno poco del cosa.
Affascinati
dallo scarto del retorico e dalla metabolizzazione del senso del comune,
la regista statunitense attraversa la filosofia di ogni singolo pensiero
e gesto tornando con la macchina da presa ad insistere, in tempi diversi,
su ambienti e situazioni già vissute. Per capire, per soffermarci su ciò
che normalmente sfugge nel routinante incedere dei giorni. L'incipit del
film si rinnova ad ogni nuovo giro di boa, e ci presenta ad intervalli
di circa trenta minuti, storie e volti apparentemente slegati. Poco a
poco impariamo la comune istanza, il protendersi di ciascuno alla realizzazione
personale e alla ricerca della felicità. In questo aforisma esegeticamente
scontato si costruisce l'anedottica più importante, che la Sprecher adotta
come criterio per ottenere il predicato inverso, ossia che l'importanza
è data da ciò che ricercando si è costruito: un essere umano che finalmente
si sforza di misurare il particolare, il dettaglio e ivi trova il senso
della propria esistenza. TREDICI VARIAZIONI SUL TEMA è la summa di molteplici
espressioni, quella dell'avvocato rampante, del malcapitato collega, di
una donna tradita e di un traditore comunque inappagato, di una ragazza
in attesa del miracolo, che coralmente espressi ripropongono la rinominazione
dell'individuo all'interno di un gioco imprevedibile chiamato vita. Minimal
con tanto effetto. Da non perdere.
Voto:
30/30
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