Gli anni d’oro del Cinema Sudcoreano
La 41ma edizione del Festival del Nuovo Cinema di Pesaro celebra,
quest’anno, una delle cinematografie che hanno conosciuto maggiore
espansione nel mercato europeo negli ultimi cinque anni. Merito di nomi noti
al pubblico dei festival, più o meno rapidamente passati alla scalata dei
botteghini, capaci di avvicinare il restio spettatore occidentale ad un
cinema dalle caratteristiche uniche e specifiche nel panorama orientale.
Sostenuto da politiche governative di forte sostegno, il cinema della Corea
del Sud ha visto, negli ultimi dieci anni, un’espansione storicamente nuova,
bruciando le tappe di una crescita commerciale e artistica senza paragoni.
Se l’esuberante quantità di opere realizzate non è sempre sinonimo di
qualità, la Corea è un’isola ancora felice dove la creatività si è innestata
su uno sfondo socio-culturale estremamente fecondo, dando vita ad una enorme
varietà di generi, tematiche e stili.
Un successo portato avanti con oculatezza dal KOFIC (Korea Film Commission),
che ha saputo mantenere il miracoloso e delicatissimo equilibrio tra
esigenze commerciali e produzione autoriale.
Ai nomi ‘noti’ a platee non soltanto di nicchia, come Ki-Duk Kim o il grande
‘vecchio’ Im Kwon-Taek, si sono aggiunti quelli di Park Chan-Wook e di Jang
Sun-Woo, a cui Pesaro dedica un’ampia retrospettiva.
Jang
Sun-Woo
Regista poliedrico, capace di mutare continuamente registro e toni, Jan
Sun-Woo si è imposto, in Corea e nel resto del Mondo, grazie a film di forte
impatto psicologico e visivo. La violenza di
Timeless, Bottomless, Bad Movie
(storie di giovani vite sospese fra autodistruzione, furti, stupri,
prostituzione e videogames nei sobborghi di Seoul) o di
Lies (storia del legame
sadomasochistico dai contenuti sessuali espliciti, presentato, con una certa
eco, al Festival di Venezia nel 1999) non concede mai, però, spazio alla
gratuità emotiva o sensazionalistica.
Come la piccola fiammiferaia del film-game
Resurrection of the Little Match
Girl, il cinema di Jan Sun-Woo è un oggetto mutevole che vaga
apparentemente senza meta, un oggetto non identificato che si nutre di
riflessi del mondo contemporaneo, nel quale il rimando alla politica è
spesso la prospettiva distorta di un azzeramento dell’identità individuale,
oltre che socio-culturale.
Pesaro, 01/07/2005
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