Grande omaggio della Mostra del
Nuovo Cinema di Pesaro ad uno dei registi più “acuminati” [usiamo questo
termine per descrivere sguardi penetranti, ma anche “dolci”] della New
Hollywood: John Sayles da New York, cineasta cresciuto e allevato nella
Factory di Roger Corman, che ha “eiettato” nell’iperuranio cinematografico
alcuni tra i più grandi registi di sempre, da Joe Dante a Peter Bogdanovich,
sino al più grande di tutti, Jonathan Demme.
Il segreto di quella Factory, stava tutto nella presenza fisica di Roger
Corman, un uomo con lo sguardo volpino, ma contemporaneamente una classe
innata e una fisicità virile, e al contempo una liquidità di sguardo
completamente femminile.
Insomma, si tratta di unire gli opposti e rendere trans-sessuale,
trans-genica, trans-tutto l’arte dell’intrattenimento.
Il segreto era quello di farli partire da una pratica di cinema bassissima
per rendere propellente il carburante del proprio talento e trasformarli in
megacineasti hollywoodiani.
Semplicemente perché il cinema è una tecnica ed è fatto di competenze
plurime, sotto diversi aspetti; è fatto di praticità e di capacità di
accorpare il massimo dell’intelligenza mentale e visiva e il minimo dello
spreco: questo è l’insegnamento di Corman, cioè aver infuso in costoro la
capacità massima di ottenere, appunto, il massimo con il minimo spreco, e
non con il minimo talento.
Probabilmente un altro regista involontariamente cormaniano è Clint
Eastwood, uno di quelli che gira un film in sette settimane, uno che
raggiunge il succo del discorso con la maggiore economia di mezzi produttivi
ed espressivi.
John Sayles, per tornare al tema di partenza, ha sempre unito una grande
dinamica narrativa di emozioni profonde ad un’acutezza di sguardo
anticapitalistico [ MATHEWAN, FRATELLO DI UN ALTRO PIANETA, LIMBO ]. Con
LIMBO approda al Festival di Cannes con gli onori che si riservano ai grandi
nomi in concorso, ma non vince niente, probabilmente perché come per i
cineasti citati, e come per tanti altri, S. resta sempre un regista “dalla
parte del torto”, dalla parte di tutti i coloro che credono che ci siano
altre direzioni di sguardo che non le semplici prefabbricate “cotture” del
sistema-executive degli hollywoodiani executive, appunto.
Con questo omaggio, la M.d.C. di Pesaro tenta di proseguire un discorso
radicale sul cinema che è in progress da sempre e sul cinema del futuro,
nonostante che appartenga e provenga da un passato prossimo.
IL PROGRAMMA UFFICIALE DEL FESTIVAL (si
apre in una nuova finestra)
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