::: IN LIBRERIA :::

GLI ARTIGIANI DELL'ORRORE

di PAOLO FAZZINI

ed. UN MONDO A PARTE (ROMA)

Il progetto del libro nasce con lo scopo di proporre al lettore le 30 interviste esclusive ai protagonisti del cinema del terrore italiano che Paolo Fazzini ha raccolto in circa tre anni di ricerche. Pochi, tra i filoni del nostro cinema, sono stati così ignorati come il fantastico e il thrilling e altrettanto pochi, fra i nostri grandi registi, sono stati così ignorati come Mario Bava o Lucio Fulci, Sergio Martino e Antonio Margheriti, rivalutati soltanto dopo le parole di ammirazione e di riconoscenza che registi americani come Martin Scorsese, Tim Burton, Joe Dante e Quentin Tarantino gli hanno tributato. L’inversione di tendenza è stata comunque decisiva: la classificazione per generi inizia ad essere considerata come un espediente orientativo per guidare lo spettatore nella scelta dello spettacolo e si iniziano a considerare delle personalità che, pur operando all’interno di quel sistema commerciale, riuscivano ad esprimere una visione personale ed originale attraverso la messa in scena ed il linguaggio filmico adottato. L’obiettivo dell’opera è quindi quello di ricostruire, attraverso le testimonianze raccolte, lo sviluppo del cinema italiano del terrore dalla sua nascita, qui identificata nel 1959, fino ai nostri giorni. Non si escluderà inoltre la presenza di paragrafi storico-critici con lo scopo di far orientare il lettore all’interno del decennio preso in considerazione in ogni capitolo. L’autore delinea le caratteristiche fondamentali ma non analizzerà nel dettaglio i film e le opere dei singoli registi in quanto scopo principale dell’opera è quello di dedicare ampio spazio alle parole dei personaggi intervistati, ai professionisti quindi che hanno direttamente vissuto tali esperienze cinematografiche. Sarà possibile, quindi, addentrarsi nelle singole personalità che hanno concretamente preso parte alla realizzazione delle pellicole, ma anche scoprire i retroscena, i trucchi, gli aneddoti nascosti dietro la macchina-cinema. Insomma, il cinema dei generi come chiave che possa permetterci di andare oltre l’universo chiuso del cinema d’autore (anch’esso un genere?) per entrate in un dibattito dalla prospettiva multiforme.

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