10mo MILANO FILM FESTIVAL
16/25:09:2005

milano

di Marco AGUSTONI

Milano Film Festival – X Edizione
 


Sono passati dieci anni, e per la piccola favola del Milano Film Festival è giunto il momento di non stupire più, quanto piuttosto di offrire delle conferme dimostrando di essere in grado di mantenere gli ottimi risultati delle passate edizioni.
Partito come festival strettamente underground e di nicchia ben una decade fa, il MFF è riuscito negli anni a guadagnare visibilità, fino a divenire in tempi recenti un appuntamento di spicco all’interno del calendario culturale milanese, ennesima conferma della vitalità del progetto di Esterni.
Il maggiore merito del Festival consiste indubbiamente nell’attenzione riservata a realtà cinematografiche esterne al mainstream, e nell’ampio spazio riservato a registi alle prime armi o appartenenti a paesi economicamente svantaggiati. L’interesse per il cinema sociale è stato confermato anche quest’anno dal numero di opere in concorso che affrontavano problematiche rilevanti per la collettività, mentre l’età media dei registi, non superiore ai trent’anni, conferma quanto detto a proposito del favore concesso agli artisti emergenti.


Fulcro della manifestazione è stato il concorso internazionale per cortometraggi, contraddistinto quest’anno da una qualità decisamente altalenante, spaziando da opere di estremo interesse come EXOTICORE, corto del regista belga Nicolas Provost che narra della delirante solitudine di un immigrato africano alle prese con le difficoltà di inserimento nella sospettosa società norvegese - emotivamente toccante oltre che notevole dal punto di vista di regia, montaggio e fotografia - ad esperimenti insulsi come il tentativo di cinema-verità dell’olandese CALLING 911. Paradossalmente, mentre il primo non ha ricevuto alcun premio il secondo si è portato a casa il premio per la miglior colonna sonora.


Tuttavia, fra i 45 cortometraggi in concorso ce ne sono stati vari degni di interesse: citerei fra gli altri il catalano LA RUTA NATURAL (La via naturale), che si è aggiudicato il premio come miglior cortometraggio (e il risultato è ancora più ragguardevole se si considera che si tratta del lavoro con cui si è diplomato presso la sua scuola di cinema il 24enne Alex Pastor). Il titolo a palindromo ci rimanda alla curiosa vicenda di Divad, che rivive la propria vita al contrario, dalla morte nella vasca da bagno fino alla sua nascita, come se questa prospettiva ribaltata fosse perfettamente naturale.


Il divertente DIE UBERRAUSHUNG (La sorpresa) del tedesco Lancelot Von Naso, con il suo ritmo serrato e vari gustosi colpi di scena, si è invece aggiudicato, oltre che una menzione speciale della giuria, il Premio del Pubblico.

 

Il Premio Aprile, conferito da Esterni al cortometraggio giudicato maggiormente rappresentativo del Festival, è andato al curioso WRONG dell’inglese Tom Geens, che con uno stile scarno ed essenziale ci mostra l’intima umiliazione di un uomo alle prese con una bambola gonfiabile, mentre il Premio Fa’ la Cosa Giusta – dedicato all’opera che meglio affronta tematiche di stampo sociale - è andato a GROCERY STORE WARS, blanda e prevedibile parodia di Guerre Stellari che contrappone le truppe ribelli dei cibi biologici al malvagio Impero degli alimenti geneticamente modificati.


Fra i lungometraggi vince LAS MANTENIDAS SIN SUEÑOS di Martìn Salvo e Vera Fogwill, coproduzione argentina, spagnola ed olandese che narra del rapporto invertito fra Florencia (interpretata dalla stessa Fogwill), giovane madre tossica, e sua figlia di nove anni, Eugenia, che deve in un certo modo occuparsi della madre.

 

Menzione speciale a THE FALL OF FUJIMORI, che ripercorre la burrascosa carriera politica di alberto Fujimori, ex presidente del Perù ora in esilio in Giappone.


I concorsi ufficiali sono stati poi affiancati da una notevole schiera di iniziative interessanti, quali la Rassegna Motion & Picture against poverty, sul cinema come strumento di sensibilizzazione, e le varie proiezioni di corti di animazione e video clip. Particolarmente degna di nota la riproposizione dei film che furono proiettati nel corso del Festival du Film Maudit di Biarritz, del 1949, rassegna controcorrente organizzata da nomi del calibro di Cocteau, Bazin o Chabrol, votata a dare spazio al cinema sperimentale e d’avanguardia. E’ stato così possibile rivedere alcune delle opere che ispireranno la futura Nouvelle Vague, quali ZERO DE CONDUITE e L’ATALANTE di Jean Vigo, o sperimentazioni quale ad esempio il toccante GUERNICA di Alain Resnais, documentario che ci riporta al celebre bombardamento del 1936 attraverso le opere di Pablo Picasso e la poesia di Paul Eluard. Con questo omaggio, gli organizzatori del Milano Film Festival hanno voluto in qualche modo sottolineare la continuità fra lo spirito pioneristico del 1949 e quello che oggi anima il festival milanese.


Le conferme, in conclusione, arrivano, anche se come detto il Milano Film Festival quest’anno non è riuscito a stupire. E’ confortante vedere comunque che la tensione alla base dell’iniziativa sia sempre la stessa, così come rimanga immutata la volontà di dare spazio ad altre realtà cinematografiche (volontà testimoniata l’anno scorso dalla scelta di far vincere l’haitiano L’EVANGILE DU COCHON CREOLE, nonostante ci fossero opere maggiormente meritevoli in concorso) e di permettere a registi esordienti di guadagnare visibilità. E già solo questo è sufficiente a giustificare il successo della manifestazione.
 

 

Milano, 30:09:2005