milano film festival

17.ma edizione

 

12 / 23 settembre 2012

 

recensioni

di Chiara TOGNOLI

> two years at sea di Ben Rivers

> SIDE BY SIDE di Chris Kenneally

> CHASING ICE di Jeff Orlowski

> "Quadro svedese" rassegna

 

quadro svedese
di AAVV
Svezia 2010-12

 

Focus Animazione

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Il festival dedica una serata ad una selezione di sette cortometraggi di animazione svedesi. Presente in sala uno dei registi, Peter Larsson, autore di “Seven days in the woods”, a cui viene chiesto se si possa parlare di una “scuola svedese”, visto il proliferare di nuovi talenti provenienti da quest’area.  Larsson risponde che non esiste una corrente tale da poter parlare di una vera e propria “scuola”, ma che certamente gli autori sono in contatto tra loro e negli ultimi anni le produzioni svedesi di animazione sono decisamente incrementate. La carrellata dei racconti della serata propone uno spaccato su un paese, la Svezia, alquanto univoco. Se pur con stili e linguaggi molto diversi tra loro, le storie testimoniano un malessere di fatto, narrano storie di giovani soli e insicuri, immersi in un paesaggio di dolce malinconia, spesso incarnato da città e periferie anonime e uguali a se stesse. Alcuni lo fanno con ironia come “I am round”, la storia di un bebè che nasce rotondo in un mondo di essere quadrati, o con piglio grottesco come “Las Palmas”, l’avventura di un bambino-distruttore che semina il panico in un bar di burattini. La elevata qualità tecnica dei cortometraggi corrisponde ad un altrettanto alto profilo contenutistico che risulta però poco autorale se si eccettua il lavoro di Larsson, “Seven days in the woods” che rivela una personale e più raffinata capacità di rappresentazione.

two years ar sea

di Ben Rivers
Gran Bretagna 2011, 88'

 

Retrospettiva Ben Rivers

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Il Mff ospita la prima rassegna in Italia dedicata al regista inglese Ben Rivers, presente in sala per la proiezione del suo primo lungometraggio Two years at sea. Alla domanda se si senta più documentarista o videoartista sorride e risponde che le etichette sono sempre una restrizione per un autore. Semplicemente si tratta di restituire il proprio punto di vista senza porsi il problema del genere, utilizzando il proprio linguaggio, fatto di pellicola 16mm e di un racconto fuori dal tempo, al limite dell’astrazione.

Nonostante il titolo il film è ambientato in un bosco, Rivers segue la vita dai ritmi lunghi, placidi, di un uomo che ha deciso di cambiare vita e ritirarsi nella natura. Tagliare la legna, andare a pesca, cucinare seduto accanto a un fuoco. Le lunghe sequenze che raccontano quasi in tempo reale le attività del protagonista non sono un resoconto documentaristico ma lunghi quadri poetici che rimandano a un tempo remoto. Intravediamo oggetti contemporanei ma che assumono inusuali fattezze, significati reconditi che trovano l’apice nella sequenza della costruzione della zattera, nata dal niente e adagiata sull’acqua.

Rivers spiega di conoscere il protagonista da anni e di avergli chiesto di “recitare” appositamente per le riprese i suoi gesti quotidiani. Non sappiamo perché abbia cambiato vita, vediamo fotografie delle figlie, tracce di una precedente esistenza molto diversa. Rivers non svela nulla del passato, rivela solo sorridendo che i “due anni passati al mare” sono il tempo che il protagonista ha vissuto come pescatore per procurarsi il denaro sufficiente al suo trasferimento nel bosco.

side by side

di Chris Kenneally
Stati Uniti 2012, 99'

 

Outsiders

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Un documentario che mancava quello prodotto da Keneau Reeves sul passaggio nel cinema dalla pellicola al digitale. Attraverso l’incontro con registi, direttori della fotografica, montatori, attori, produttori e la riproposizione in senso cronologico delle più grandi produzioni degli ultimi 30 anni, il film racconta come la rivoluzione digitale sia stata vissuta da chi l’ha sperimentata tecnicamente. Un punto di vista inedito e fondamentale per capire i processi artistici e commerciali che hanno cambiato profondamente il modo di raccontare per immagini. Una cosa è certa: l’argomento non lascia indifferenti, c’è chi si lascia trasportare dal sentimentalismo puro per la celluloide a chi si butta in uno sfrenato entusiasmo per le nuove possibilità create dal digitale, come ad esempio Danny Boyl, regista di The Millionaire che nel 2009 è stato il primo film digitale nella storia del cinema a vincere un Oscar per la fotografia. L’aspetto didascalico del documentario aiuta inoltre a capire concetti ormai noti ma spesso confusi, come la definizione di “risoluzione” o di “pixel”. La simpatia di Keenue Rives insieme alle immagini di grandi capolari fanno di questo documentario un ottimo strumento di approfondimento tecnico e storico.

chasing ice
di Jeff Orlowski

Stati Uniti 2011, 75'

 

Cinema in un ambiente diverso

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Il Mff è sempre stato attento alla questione ambientale e ogni anno seleziona dei lungometraggi dedicati a questo tema. Quest’anno la scelta è caduta invece su tre documentari. Chasing Ice racconta le imprese di James Balog, rinomato fotografo del National Geographic che dopo aver realizzato un servizio al Polo nord decide di realizzare una documentazione mai sperimentata prima per dimostrare quanto repentino sia divenuto il fenomeno dello scioglimento della calotta polare a causa del riscaldamento globale. La troupe ha seguito Balog nell’installazione di varie fotocamere che, scattando immagini ripetutamente nell’arco di sei mesi, testimoniano visivamente i dati statistici. Per il fotografo tentare di salvare il patrimonio naturale del circolo polare è diventata una missione che lo ha portato ad essere testimone di una campagna che vuole sensibilizzare i cittadini sul fenomeno dello scioglimento, spesso addirittura negato da politici e scienziati.

Il film trasporta lo spettatore in un paradiso di bianco sia attraverso le immagini del documentario sia con la riproposizione degli stessi, spettacolari scatti fotografici del protagonista.

SITO UFFICIALE

 

17.milano film festival

12 / 23 settembre 2012