medfilm festival ii ed.
Roma Capitale, 07 / 15 novembre 2009

 

le grand voyage

di Francesco CAVRINI

Sabato 7 Novembre è stata inaugurata a Roma, nella magnifica cornice dell'Auditorium Conciliazione, l'edizione 2009 del MedFilm Festival. è stata scelta come opera di apertura Le grand voyage del regista franco-marocchino Ismaël Ferroukhi, perfetta per rappresentare lo spirito e le intenzioni di questa manifestazione culturale.
Si tratta di un road-movie che, attraverso il tema del viaggio, propone la crescita interiore di Réda e suo padre, emblemi di due sguardi molto diversi alla vita. Mustapha è un anziano marocchino da trent'anni emigrato in Francia, dove i suoi figli sono nati e cresciuti. Il sentimento ed il pensiero di Mustapha sono ancora molto legati alla religione islamica mentre quelli dei figli ne sono più che mai distanti; distanza che non è dovuta ad una voluta contrapposizione bensì alla totale mancanza di consapevolezza e comprensione. Sentendo la morte vicina l'anziano decide che è giunta l'ora di compiere il dovere di ogni musulmano: recarsi “in pellegrinaggio” alla Mecca. Sarà Réda a doverlo accompagnare in quel viaggio lungo più di cinquemila chilometri.

Il percorso offre lo spunto per mettere in relazione due culture: da una parte la fede, incline spesso alla chiusura mentale, dall'altra la “modernità” che non sa confrontarsi con le altre credenze.
Réda parte poiché gli è stato imposto; non condivide in alcun modo il bisogno interiore di suo padre che d'altronde è sovente restio a comprendere il giovane, troppo preso com'è nel ricordare che è lui a detenere l'autorità. Alcuni comportamenti assurdi del vecchio musulmano, come tirare il freno a mano in autostrada e scegliere la direzione secondo le proprie sensazioni anziché consultando le cartine, richiamano immediatamente ad una critica del dogmatismo, non solo religioso ma di qualsiasi tipo esso sia. Non si tratta della ristrettezza di un particolare credo, o di una singola cultura, ciò che bisogna vincere è la chiusura mentale e l'indisponibilità al dialogo; messaggio, questo, che è parte integrante di ciò che il MedFilm Festival si propone di promuovere. Altro tema caro al festival del cinema del Mediterraneo è l'incomunicabilità, anch'esso espresso perfettamente dalla pellicola.
Mustapha e suo figlio, nell'attraversare i paesi dell'Europa dell'est, si trovano più volte a non riuscire a stabilire un dialogo con coloro che incontrano. Réda tenta di farsi capire utilizzando l'inglese scolastico ma è del tutto inutile; ciò è evidente metafora del fatto che spesso, per instaurare una comunicazione, non è sufficiente un insieme di segni definito “internazionale” per convenzione, bensì è necessaria la reale volontà di comprendere l'altro. In questo contesto si inserisce il primo premio che è stato consegnato in quest'edizione del MedFilm Festival, il premio Koinè, con cui è stato insignito lo scrittore franco-marocchino Tahar Ben Jelloun meritevole per il suo impegno, letterario e pratico, nell'educazione alla diversità, alla tolleranza ed al dialogo interculturale.

Si ravvisa inoltre, nella pellicola del cineasta franco-marocchino, un senso di assurdità della religione, espresso attraverso scene piuttosto lunghe, quasi comiche, che mostrano quanto talvolta alcune convinzioni dogmatiche siano eccessive. Questa critica alla credenza è affiancata dal risalto dato ad altri sentimenti, più reali e forse più importanti, quali l'amore per la propria donna – in prossimità della Mecca Réda, solo nel deserto, traccia il nome “Lisa” nella sabbia – e l'affetto padre-figlio.

Il film risulta leggermente prolisso nella parte finale ma ciò non di meno riesce perfettamente a far riflettere gli spettatori su tematiche di grande importanza nella società odierna che si trova a dover operare un confronto con molteplici contesti culturali, senza spesso esserne adeguatamente preparata.

Quest'edizione del MedFilm Festival si apre dunque sotto i migliori auspici e si preannuncia essere ricca di contenuti e messaggi.
 

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Roma Capitale, 07 / 15 novembre 2009