INTERVISTA a vittorio moroni

Unico
italiano in concorso al Festival del cinema europeo di Lecce (5-10aprile),
Vittorio Moroni esordisce nel lungometraggio con
Tu devi essere il lupo.
Un'opera prima prodotta con l'articolo 8 ma rimasta invisibile per
l'impossibilità di ricevere il finanziamento alla distribuzione. Prodotta da
Laura Cafiero per Metafilm, la pellicola ha trovato buon riscontro in
Francia, nei Festival di Annecy e Villerupt. Ad aprile sarà in
concorso ad Ajaccio.
Kinematrix:
Come presenteresti la tua opera d' esordio?
MORONi: TU
DEVI ESSERE IL LUPO è il mio primo lungometraggio. Ho avuto la fortuna di
lavorare con Ignazio Oliva, Valentina Carnelutti, la 15enne Valentina
Merizzi (scovata dopo aver incontrato 800 coetanee), Sara D'Amario, Gianluca
Gobbi e altri bravi attori che hanno dato le loro sembianze e il loro mondo
interiore al mio film. La storia si potrebbe sintetizzare così:Valentina non
ha una madre. Quindici anni, desideri, dubbi, domande, la sua vita ruota
intorno a Carlo, il padre, giovane tassista con la passione per la
fotografia. Hanno un rapporto forte, gioioso ma così esclusivo da non
permetterne altri. Ora il loro equilibrio vacilla, Carlo è costretto a fare
delle scelte e per Valentina l'istinto di ribellarsi si scontra giorno dopo
giorno con la paura di rimanere sola. A Lisbona una donna sembra
inaspettatamente pronta ad aprirsi ad una convivenza, all'ipotesi di un
figlio, ma quando questa possibilità si fa concreta lei scompare. Un giorno
Carlo riceve una sua foto dal Portogallo e da questo momento tutto, tra lui
e Vale, sembra poter precipitare. La donna, affacciandosi alla loro vita,
chiede di riaprire antiche ferite e rimettere se stessa e il loro fragile
mondo radicalmente in discussione.
Kinematrix:
Qual è il tema centrale attorno a cui ruota la storia?
MORONi: Da
tempo mi interrogavo sulla famiglia e sul concetto di maternità/paternità,
mi chiedevo se per essere genitori fosse più decisivo l'aspetto naturale, il
dna, o piuttosto la storia in comune con un figlio, l'accudimento, la
presenza quotidiana. In momenti diversi della mia vita ho incontrato due
donne che avevano abbandonato il proprio figlio... Purtroppo non mi è stato
possibile approfondire queste conoscenze, ma spesso mi sono domandato cosa
le avesse spinte a compiere questo gesto e come questa scelta avesse
influenzato la loro vita. Certi dettagli delle loro storie mi sono stati
preziosi per realizzare Tu devi
essere il lupo.
Kinematrix:
Hai incontrato particolari problemi durante la lavorazione?
MORONi:
Decidere di girare un film a basso budget in Valtellina e Portogallo è stata
una scelta impegnativa. In Valtellina non ci sono professionalità,
noleggiatori, maestranze che appartengano al settore cinematografico,
pertanto la trasferta di una troupe di 40 persone per 7 settimane di ripresa
ha comportato dei costi importanti e uno sforzo notevole. D'altra parte io
ci tenevo moltissimo a girare il mio primo lungometraggio in Valtellina,
dove sono nato e cresciuto. Mi rassicurava l'idea di conoscere molto bene
alcuni paesaggi, di esserci cresciuto, di sapere come cambiano in certe ore
del giorno a seconda della luce e del tempo. Nei mesi precedenti alle
riprese con Andrea Caccia, il mio aiuto regista, abbiamo perlustrato tanti
luoghi e fatto una selezione accurata delle location, poi con Saverio Guarna,
il direttore della fotografia, e Marco Piccarreda, assistente alla regia,
abbiamo costruito uno story-board delle inquadrature cercando di immaginare
i movimenti di macchina mediante i quali raccontare le azioni dei
personaggi. Il tentativo è stato quello di far partecipare i paesaggi, le
montagne, la natura aspra della Valtellina alle vicende e al mondo interiore
dei personaggi.
Fare un film è un'esperienza che ti cambia talmente tanto che è impossibile
poi dire "rifarei tutto così". Si comincia a lavorare alla sceneggiatura e 7
anni dopo si è finito di montare il film. Impossibile, credo, essere
pienamente soddisfatti: si è già cambiati, già un passo avanti al film.
Inoltre credo che fare un film sia un'esperienza punitiva per il regista e
forse anche per il montatore. Lo si manipola e riaggiusta, lo si vede tante
di quelle volte che alla fine si finisce per essere anestetizzati. Quando ai
festival ho visto persone emozionarsi per TU DEVI ESSERE IL LUPO mi è
sembrato strano.
Kinematrix:
La tua esperienza di documentarista si è riflessa, in qualche modo, in
questo tuo primo film?
MORONi:
Inevitabilmente. Per quanto questo film non sia un film di stampo
propriamente "documentaristico", il set finisce per riproporre delle
dinamiche che si verificano anche girando documentari: tu immagini che una
cosa debba essere in un certo modo, ma scopri che quella faccia, quel corpo,
il colore di un muro si "oppongono" alla tua volontà e decidono di
sottolineare un'altro aspetto. Allora sei chiamato a negoziare i
significati, devi essere pronto ad accettare di abbandonare la tua idea o di
modificarla un po', perché quello che la realtà ti sta proponendo è più
esatto, più forte, più intrigante. In questo senso la disciplina del
documentario credo mi sia stata d'aiuto.
Kinematrix:
Cosa è successo una volta terminato il film?
MORONi: Per
TU DEVI ESSERE IL LUPO, come per altri film italiani, il 2004 è stato un
anno difficile. La legge Urbani ha sancito la morte di molti progetti, film,
produttori, distributori, creando i presupposti per un ridimensionamento
della produzione cinematografica nazionale che sfavorisce i registi meno
noti e 'garantiti'. I fondi per finanziare il cinema italiano sono stati
prima bloccati, poi ridotti e quelli per la distribuzione polverizzati,
condannando di fatto all'invisibilità diversi film, finanziati anche con
soldi pubblici. Il clima generale si è fatto davvero cupo.
Le distribuzioni a cui abbiamo sottoposto TU DEVI ESSERE IL LUPO ci hanno
tutte detto di apprezzare il film, ma senza un fondo per la distribuzione e
con un mercato in frenata (congestionato da una concorrenza straniera molto
aggressiva e da un'industria italiana al collasso), non se la sentono di
rischiare a distribuire un film italiano. Ci hanno detto: "Sapete, oggi
chiedere la distribuzione per un piccolo film italiano è come chiedere la
pace nel mondo".
Noi abbiamo ascoltato tutti, ma poi ci siamo detti che per noi questo
progetto rappresenta troppo in termini di amore e impegno perché possiamo
accontentarci di tenerlo in un cassetto e lamentarci della situazione
generale. Così abbiamo deciso di fondare l'associazione culturale MYSELF,
come forma di resistenza civile e culturale. Ce lo distribuiamo noi col
sostegno della "Pablo" di Gianluca Arcopinto. Abbiamo convinto
parenti, amici, persone sensibili alle cause sacrosante di questo Paese
sempre più triste a darci una mano: con un sostegno alla Myself a partire da
5 Euro si avrà in cambio un coupon che consentirà di vedere il film a maggio
in sala. Cominceremo da 5 città, tra cui Roma, Milano e naturalmente Sondrio
e speriamo di essere abbastanza caparbi da riuscire a far sapere che TU DEVI
ESSERE IL LUPO esiste e lo si può vedere!
Kinematrix:
Cosa ne pensi dei supporti digitali? Possono aiutare un giovane
regista a realizzare le sue prime opere oppure stanno abbassando la qualità
dei prodotti realizzati?
MORONi: Non
credo che la qualità sia un problema di supporti. Penso però che vi siano
dei film che funzionano meglio in pellicola e altri in video. Ma in ogni
caso non sarà il digitale a salvare il mondo del cinema. Fare un film è un
problema complicato, ma è una volta fatto che cominciano i veri guai.
Lecce, 05/04/2005 |