di Riccardo FASSONE

FRANCESCO FEI  E LA GENESI DI "ONDE"



KMX Hai avuto modo di dire che ONDE ha avuto una genesi creativa e produttiva piuttosto travagliata; come è nato questo film e quali difficoltà hai dovuto affrontare per poterlo vedere finito?

FF ONDE nasce dal mio bisogno di fare un film; ho esordito come regista con un cortometraggio nell’88, mentre per tutti gli anni ’90 ho cercato di mettermi al servizio di progetti più commerciali, per riuscire a diventare un professionista, a vivere di cinema. La mia grande passione per la musica mi ha portato a pensare che anche nei videoclip sarei riuscito a mettere qualcosa di mio, cosa che in qualche caso è stata vera. Mi sono trovato di fronte alla necessità di fare un film e di farlo come volevo io, senza interferenze; era tutta la vita che aspettavo di farlo. L’idea è stata da subito quella di lavorare con Anita Caprioli, visto che con lei avevo già realizzato un video dei Verdena. La mia passione per la musica elettronica e per un certo tipo di cinema basato sull’immagine e sugli ambienti mi ha portato a pensare di poter realizzare un film come ONDE. Ho deciso di autofinanziare il film, diventando anche produttore, per evitare di finire in mano a una produzione che avrebbe sprecato metà del budget o che mi avrebbe costretto a lavorare con persone che “vanno accontentate”. Pensavo di avere delle idee produttive molto interessanti, come ad esempio riversare il Super16 in digitale e poi telecinemarlo a 35mm, e di conseguenza ho pensato di investire in prima persona, stimolando così anche dei privati a scommettere sul film. Ero convinto che sarei riuscito a far distribuire il film in qualche modo, ma era il sogno di uno sprovveduto. Purtroppo in Italia bisogna rientrare in certi meccanismi per poter garantire una distribuzione al proprio film, anche se è stato ai festival di Rotterdam e San Francisco...

KMX Questo film ha il pregio di utilizzare strumenti narrativi e comunicativi che generalmente sono poco sfruttati dal cinema italiano. La colonna sonora, la fotografia, la scelta degli ambienti e dei movimenti di macchina sembrano assolvere a una funzione che generalmente viene affidata ai dialoghi, un “narrare per immagini” che il cinema italiano contemporaneo sembra aver dimenticato...

FF Amo il cinema fatto in questo modo, il cinema degli anni ’60 e ’70, un periodo di grande ricerca linguistica. Più concretamente, dopo anni di videoclip, volevo potermi servire anche del suono per esprimere i concetti; avere una colonna sonora “imposta”, come accade quando si girano videoclip, porta a un livellamento espressivo estremo, a volte frustrante. Volevo che la colonna sonora del mio film fosse meno musicale possibile, volevo una musica che diventasse suono. Siamo stati bombardati di video musicali negli ultimi anni ed è quindi ovvio che la percezione della musica in un film è mutata, perciò è difficile che una colonna sonora “classica” possa avere l’impatto che aveva anni fa, quando il pubblico era ancora relativamente vergine rispetto a certi espedienti. Mi ispiro al lavoro di Herzog con i Popol Vuh, un’unione di musica e suono davvero efficace ed espressiva.

KMX Dici che ti sei voluto allontanare dall’appiattimento espressivo del videoclip, eppure hai girato ONDE in super16, il formato dei videoclip per eccellenza...

FF Volevo rigettare il videoclip per quelli che sono i suoi limiti espressivi, ma produttivamente credo di non essermi allontanato dalla mia esperienza in quell’ambito. Se non avessi lavorato per anni nel mondo del videoclip probabilmente non avrei potuto realizzare questo film; lavoro da molto tempo da professionista e questo mi ha indubbiamente aiutato dal punto di vista produttivo.

KMX Il film è ambientato a Genova, una città stupenda dal punto di vista delle possibilità filmiche, ma dotata di una estrema specificità, impossibile da trasformare in “città generica”. Mi sembra che il tuo stile registico abbia trovato nei vicoli di Genova un’ottimo terreno, soprattutto per quanto riguarda un uso della steadycam molto intelligente. Quali sono stati i motivi che ti hanno portato a scegliere Genova come ambientazione per ONDE?

FF La steadycam è uno strumento estremamente pericoloso, perchè è il mezzo espressivo del Festivalbar e delle fiction, in quanto permette di accorciare i tempi al costo di perdite di qualità e di espressività non eccessive. Amo il cinema che usa la steadycam solo quando è strettamente necessario utilizzarla. Ho usato la steadycam solo quando dovevo fare un percorso emotivo all’interno degli ambienti e in questo senso Genova era l’ideale per me. I vicoli offrono punti di fuga e prospettive ottime per suggerire l’idea di chiusura che è alla base del personaggio di Francesca, che vive in apnea nei vicoli e che non alza mai la testa...

KMX I due personaggi principali vivono in ambienti che sembrano rispecchiare le loro esperienze esistenziali. Luca abita sulle colline, circondato da grandi spazi che non vedrà mai, mentre Francesca vive nei vicoli, nelle viscere di una città che, come lei, è chiusa in se stessa...

FF Sono due modi di convivere con un handicap. O lo superi o tendi ad implodere. Mi interessava mostrare come Luca, che porta un handicap molto importante, sia riuscito attraverso un percorso mentale ad accettare e migliorare la propria situazione, mentre Francesca, il cui handicap è certamente meno drammatico, viva una situazione di ambiguità rispetto alla propria condizione. E’ costretta a mettersi in mostra per lavoro, ma al contempo vorrebbe fuggire dagli sguardi di tutti.

KMX Francesca è appesantita da una grande negatività, da una diffidenza estrema verso il mondo; perchè hai pensato ad un personaggio così poco empatico?

FF Trasformare ONDE nel percorso di penitenza di un personaggio giudicato dal mondo sarebbe stato facile e scontato, visto che l’imbarazzo di fronte ad una persona con una macchia così evidente è indubbiamente un dato reale, una reazione comune. Era un aspetto della condizione di Francesca che non mi interessava esplorare; in questo film ho lasciato molto di non detto, perchè non amo il cinema che “spiega” troppo.

KMX In effetti la macchia di Francesca non viene mai “detta”. I dialoghi tra i personaggi non accennano mai all’handicap; mi sembra che la tua sia stata una scelta precisa...

FF Assolutamente sì, come programmaticamente non ho mai voluto mostrare le reazioni della gente rispetto all’aspetto di Francesca. Non l’ho fatto perchè ero convinto che una voglia così evidente, che il pubblico vede per buona parte della pellicola, parlasse da sè. Forse il mio era un ragionamento ingenuo, perchè spesso mi si dice che il film manca di storia e io mi chiedo se non è abbastanza chiaro che la storia è quella raccontata dalle immagini, che la macchia di Francesca è in sè una parte enorme della storia.

KMX Il fatto stesso che il rapporto tra i due personaggi principali sia ondivago, frammentato, pieno di incomprensioni è significativo in un film che concede davvero poco allo spettatore, evitando di soddisfare il bisogno di linearità che il pubblico mostra naturalmente...

FF Il pubblico è abituato ad un eccesso di spiegazioni. Mi riesce difficile pensare ad un nuovo film perchè qualsiasi argomento si affronti in Italia si è costretti a costruire i personaggi in modo caricaturale per andare in contro a certe esigenze commerciali. L’omologazione tra cinema e televisione sta diventando insopportabile ed è difficile che registi con uno sguardo davvero personale riescano a farsi conoscere. Fortunatamente ci sono le eccezioni, come Sorrentino o Garrone.

KMX Quali sono secondo te i difetti di ONDE?

FF Penso che il difetto principale sia che si tratta di un film che ho creato da solo. Anche se la sceneggiatura porta tre firme, in realtà è per lo più opera mia e mi rendo conto che a volte nei dialoghi si avverta questa inesperienza. In questo caso sarebbe stato utile avere un produttore. Ero convinto di poter scrivere una sceneggiatura da solo, ma mi sbagliavo ed è un errore che mi è servito.