FRANCESCO FEI E LA GENESI DI "ONDE"
KMX Hai avuto modo di dire che ONDE ha avuto una genesi creativa e
produttiva piuttosto travagliata; come è nato questo film e quali difficoltà
hai dovuto affrontare per poterlo vedere finito?
FF ONDE nasce dal mio bisogno di fare un film; ho esordito come
regista con un cortometraggio nell’88, mentre per tutti gli anni ’90 ho
cercato di mettermi al servizio di progetti più commerciali, per riuscire a
diventare un professionista, a vivere di cinema. La mia grande passione per
la musica mi ha portato a pensare che anche nei videoclip sarei riuscito a
mettere qualcosa di mio, cosa che in qualche caso è stata vera. Mi sono
trovato di fronte alla necessità di fare un film e di farlo come volevo io,
senza interferenze; era tutta la vita che aspettavo di farlo. L’idea è stata
da subito quella di lavorare con Anita Caprioli, visto che con lei avevo già
realizzato un video dei Verdena. La mia passione per la musica elettronica e
per un certo tipo di cinema basato sull’immagine e sugli ambienti mi ha
portato a pensare di poter realizzare un film come ONDE. Ho deciso di
autofinanziare il film, diventando anche produttore, per evitare di finire
in mano a una produzione che avrebbe sprecato metà del budget o che mi
avrebbe costretto a lavorare con persone che “vanno accontentate”. Pensavo
di avere delle idee produttive molto interessanti, come ad esempio riversare
il Super16 in digitale e poi telecinemarlo a 35mm, e di conseguenza ho
pensato di investire in prima persona, stimolando così anche dei privati a
scommettere sul film. Ero convinto che sarei riuscito a far distribuire il
film in qualche modo, ma era il sogno di uno sprovveduto. Purtroppo in
Italia bisogna rientrare in certi meccanismi per poter garantire una
distribuzione al proprio film, anche se è stato ai festival di Rotterdam e
San Francisco...
KMX Questo film ha il pregio di utilizzare strumenti narrativi e
comunicativi che generalmente sono poco sfruttati dal cinema italiano. La
colonna sonora, la fotografia, la scelta degli ambienti e dei movimenti di
macchina sembrano assolvere a una funzione che generalmente viene affidata
ai dialoghi, un “narrare per immagini” che il cinema italiano contemporaneo
sembra aver dimenticato...
FF Amo il cinema fatto in questo modo, il cinema degli anni ’60 e
’70, un periodo di grande ricerca linguistica. Più concretamente, dopo anni
di videoclip, volevo potermi servire anche del suono per esprimere i
concetti; avere una colonna sonora “imposta”, come accade quando si girano
videoclip, porta a un livellamento espressivo estremo, a volte frustrante.
Volevo che la colonna sonora del mio film fosse meno musicale possibile,
volevo una musica che diventasse suono. Siamo stati bombardati di video
musicali negli ultimi anni ed è quindi ovvio che la percezione della musica
in un film è mutata, perciò è difficile che una colonna sonora “classica”
possa avere l’impatto che aveva anni fa, quando il pubblico era ancora
relativamente vergine rispetto a certi espedienti. Mi ispiro al lavoro di
Herzog con i Popol Vuh, un’unione di musica e suono davvero efficace ed
espressiva.
KMX Dici che ti sei voluto allontanare dall’appiattimento espressivo
del videoclip, eppure hai girato ONDE in super16, il formato dei videoclip
per eccellenza...
FF Volevo rigettare il videoclip per quelli che sono i suoi limiti
espressivi, ma produttivamente credo di non essermi allontanato dalla mia
esperienza in quell’ambito. Se non avessi lavorato per anni nel mondo del
videoclip probabilmente non avrei potuto realizzare questo film; lavoro da
molto tempo da professionista e questo mi ha indubbiamente aiutato dal punto
di vista produttivo.
KMX Il film è ambientato a Genova, una città stupenda dal punto di
vista delle possibilità filmiche, ma dotata di una estrema specificità,
impossibile da trasformare in “città generica”. Mi sembra che il tuo stile
registico abbia trovato nei vicoli di Genova un’ottimo terreno, soprattutto
per quanto riguarda un uso della steadycam molto intelligente. Quali sono
stati i motivi che ti hanno portato a scegliere Genova come ambientazione
per ONDE?
FF La steadycam è uno strumento estremamente pericoloso, perchè è il
mezzo espressivo del Festivalbar e delle fiction, in quanto permette di
accorciare i tempi al costo di perdite di qualità e di espressività non
eccessive. Amo il cinema che usa la steadycam solo quando è strettamente
necessario utilizzarla. Ho usato la steadycam solo quando dovevo fare un
percorso emotivo all’interno degli ambienti e in questo senso Genova era
l’ideale per me. I vicoli offrono punti di fuga e prospettive ottime per
suggerire l’idea di chiusura che è alla base del personaggio di Francesca,
che vive in apnea nei vicoli e che non alza mai la testa...
KMX I due personaggi principali vivono in ambienti che sembrano
rispecchiare le loro esperienze esistenziali. Luca abita sulle colline,
circondato da grandi spazi che non vedrà mai, mentre Francesca vive nei
vicoli, nelle viscere di una città che, come lei, è chiusa in se stessa...
FF Sono due modi di convivere con un handicap. O lo superi o tendi ad
implodere. Mi interessava mostrare come Luca, che porta un handicap molto
importante, sia riuscito attraverso un percorso mentale ad accettare e
migliorare la propria situazione, mentre Francesca, il cui handicap è
certamente meno drammatico, viva una situazione di ambiguità rispetto alla
propria condizione. E’ costretta a mettersi in mostra per lavoro, ma al
contempo vorrebbe fuggire dagli sguardi di tutti.
KMX Francesca è appesantita da una grande negatività, da una
diffidenza estrema verso il mondo; perchè hai pensato ad un personaggio così
poco empatico?
FF Trasformare ONDE nel percorso di penitenza di un personaggio
giudicato dal mondo sarebbe stato facile e scontato, visto che l’imbarazzo
di fronte ad una persona con una macchia così evidente è indubbiamente un
dato reale, una reazione comune. Era un aspetto della condizione di
Francesca che non mi interessava esplorare; in questo film ho lasciato molto
di non detto, perchè non amo il cinema che “spiega” troppo.
KMX In effetti la macchia di Francesca non viene mai “detta”. I
dialoghi tra i personaggi non accennano mai all’handicap; mi sembra che la
tua sia stata una scelta precisa...
FF Assolutamente sì, come programmaticamente non ho mai voluto
mostrare le reazioni della gente rispetto all’aspetto di Francesca. Non l’ho
fatto perchè ero convinto che una voglia così evidente, che il pubblico vede
per buona parte della pellicola, parlasse da sè. Forse il mio era un
ragionamento ingenuo, perchè spesso mi si dice che il film manca di storia e
io mi chiedo se non è abbastanza chiaro che la storia è quella raccontata
dalle immagini, che la macchia di Francesca è in sè una parte enorme della
storia.
KMX Il fatto stesso che il rapporto tra i due personaggi principali
sia ondivago, frammentato, pieno di incomprensioni è significativo in un
film che concede davvero poco allo spettatore, evitando di soddisfare il
bisogno di linearità che il pubblico mostra naturalmente...
FF Il pubblico è abituato ad un eccesso di spiegazioni. Mi riesce
difficile pensare ad un nuovo film perchè qualsiasi argomento si affronti in
Italia si è costretti a costruire i personaggi in modo caricaturale per
andare in contro a certe esigenze commerciali. L’omologazione tra cinema e
televisione sta diventando insopportabile ed è difficile che registi con uno
sguardo davvero personale riescano a farsi conoscere. Fortunatamente ci sono
le eccezioni, come Sorrentino o Garrone.
KMX Quali sono secondo te i difetti di ONDE?
FF Penso che il difetto principale sia che si tratta di un film che
ho creato da solo. Anche se la sceneggiatura porta tre firme, in realtà è
per lo più opera mia e mi rendo conto che a volte nei dialoghi si avverta
questa inesperienza. In questo caso sarebbe stato utile avere un produttore.
Ero convinto di poter scrivere una sceneggiatura da solo, ma mi sbagliavo ed
è un errore che mi è servito.
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