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Testi di Mura, Paola Masino, Irene Brin,
Camilla Cederna, Natalia Aspesi e Elena Gianini Belotti Paolo Poli
Un interessantissimo cortocircuito di segni-suoni-parole è il nuovo spettacolo di Paolo Poli, ispirato ad alcuni testi sceneggiati nel corso del tempo da sei sulfuree giornaliste cresciute ai margini della Cultura Ufficiale - Maria Volpi Nannipieri in arte Mura, Paola Masino, Irene Brin, Camilla Cederna, Natalia Aspesi e Elena Gianini Belotti - intitolato, appunto, "Sei Brillanti Giornaliste Novecento", che espongono, per procura, il pensiero di Poli sulla femminilità e le sue ricche, affascinanti contraddizioni e declinazioni anche maschili.
Camilla Cederna
Come afferma l'attore, d'altronde: ""Le ho sempre adorate, io, le donne. In
certi momenti sono più intelligenti degli uomini, salvo quando mirano alla
famiglia, al nido, al "bentornato", alla salsetta: allora preferisco la
solitudine".
Balthus
In un certo senso come Dante, che da sempre ne è costante riferimento
letterario e fonte d'ispirazione.
il Trio Lescano
Il travestitismo da palcoscenico, che abbiamo imparato a conoscere in anni più recenti nella sua variante postmoderna incarnata da Arturo Brachetti, ha in Poli il maestro assoluto e colui che ne ha definito "territorio e confini", quasi si trattasse di un inattaccabile riserva indiana di caratteri, gestualità e, in definitiva, uso del corpo attoriale.
Elena Gianini Belotti
Il maestro fiorentino è capace di essere, in sequenza: la singhiozzante lesbica di "Perfidie" (Mura, 1919); un prete in "Fame" (Masino, 1929), impegnato a sollevare l'animo del padre assassino dei propri figli a fin di bene; un'anziana donna immobilizzata e in preda a visioni ("Visite, Irene Brin, 1945); la cotonata signora borghese e protoconsumista di "Lato Debole" (Cederna, 1960), immersa nella lettura dei gossip d'antan dell'era postbellica - la Dama Bianca e Coppi, ad esempio - che riempivano l'immaginario dell'Italia dei primi frigoriferi, delle prime ricchezze e delle nascenti riviste "per signora"; il cardinale rosso di "Lui visto da lei" (Aspesi, anni '70), dove il dialogo serrato con un giornalista preconizza lucidamente i temi dell'oggi (gay conservatori alla Grillini favorevoli al matrimonio più delle liberate coppie-etero ipermoderne) seguendo il filo dell'aborto e della metaforica (auto)castrazione collettiva evocata dal testo; la vecchia Teresa, vedova ottantenne di "Adagio poco mosso" (Gianini Belotti, 1980), vessata dalla "prole" intenta a sottrarle l'appartamento troppo grande ereditato dal marito.
Donatella Rettore
Burri |
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