river to river XII edizione
Firenze, 07 / 13 dicembre 2012
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commento |
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Il ricco cartellone della
Cinquanta Giorni di Cinema Internazionale a Firenze si conclude con
la prestigiosa rassegna del River to River Florence Indian Film Festival,
diretto
da Selvaggia Velo e giunto alla sua XII edizione.
Il primo film che
ho avuto il piacere di vedere è stato Alexandra David Néel, J’irai au
pays des neiges di Joel Farges.
Il secondo film che ho visto è Living with Clay di Gautam BanerJee, il film parla di una forma d’arte che purtroppo si estinguerà nel giro di pochi decenni. Coloro che adorano gli idoli non sono al corrente del processo costruttivo e la professione di creatore di statue non è riconosciuta dalla società indiana, sebbene un artista di talento, si crede, possa far fluire le divinità nelle sue creazioni. Sanatan, un celebre fabbricante di idoli e imprenditore di Calcutta, fornisce lavoro a molti artigiani e contribuisce a ispirare i modellatori di creta, preoccupati dell’incertezza di questo lavoro. La cosa che ho trovato straordinaria è che le meravigliose sculture che vengono realizzate per i festeggiamenti del “Durga Puja” o “Durgotsava”, festa annuale hindu che celebra la dea Durga, vengono immerse per l’ultimo viaggio nel fiume Bhagarathi. Le abilissime mani degli scultori prima creano delle strutture di paglia che poi ricoprono di creta, fino a tingerle di calce bianca e infine colorarle e decorarle con tessuti e ghirlande di fiori. Trovo bellissimo che tutto questo lavoro venga distrutto per essere ricreato di nuovo l’anno successivo. è un invito al non attaccamento, uno stimolo per l’anno che verrà a rimettersi in discussione e sì una “life lesson” per noi occidentali.
L’ultimo film di cui vi voglio parlare è Nakusa - The Unwanted di Rima Amarapurkar, realizzato da una regista donna su la negazione dell’infanzia, la mancanza di scolarizzazione e una vita fatta di sacrifici che fanno parte del destino non scritto di una nakusa. Nakusa, la “non voluta”, è il nome che spesso viene dato, in una famiglia, ad una delle ultime figlie quando ancora manca l’erede maschio. Questo documentario esplora le conseguenze psicologiche, sociali e culturali dell’essere chiamata Nakusa, e le storie di vita di queste bambine indesiderate che cercano una loro strada in un paese che, tra modernità e tradizione, cerca soluzioni alle proprie contraddizioni. In India ogni nome ha un significato, Safia significa pura, Talikha usignolo, Farha felicità, Mayra amata e il film inizia con bambini che ci dicono il loro nome con il rispettivo significato e un sorriso di orgoglio. Poi però vediamo gli occhioni gonfi di lacrime di bambine che hanno scoperto crescendo che cosa significa il loro nome e che le segna psicologicamente per sempre. La foto che ho scelto ci fa ben sperare perché c’è qualcuno che si stà muovendo per dare a queste bambine una dignità e un nuovo nome, le vediamo qui mostrare il certificato che è un passpartout per una nuova vita. Ad ogni latitudine i sentimenti che ci accomunano sono esattamente gli stessi, ne abbiamo la conferma quando una di queste bambine ci dice che il giorno più bello della sua vità sarà quello in cui suo padre la chiamerà con il suo nuovo nome. |
12.mo river to river Firenze, 07 / 13 dicembre 2012
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