Una ragazza posseduta dal demone del Ministro degli
Esteri. La tragedia delle Torri gemelle al centro di una triviale stand up
comedy. Un bambino che parla con le parole del padre in un linguaggio che
non conosce. Un'intellettuale belga che non esiste. Ma anche i drammi di
Shakespeare, gli emblemi nazisti, il surrealismo belga e francese, le
Confessioni di Sant'Agostino, i b-movies, le osservazioni sull’umorismo di
Freud, oltre a una pornografia sempre, ossessivamente presente.Tutto questo
è ROEE ROSEN, tra gli ospiti più attesi del FilmForum Festival per
presentare una selezione dei suoi film realizzati tra il 2005 e il 2010.
TWO WOMEN AND MAN è un ritratto in stile televisivo dell'illustratrice
belga di origine ebraiche Justine Frank, personaggio fittizio che altri non
è che una sorta di alter-ego al femminile dello stesso Rosen. Il film
s'inserisce all'interno di un più ampio progetto intorno a quest'eroina
immaginaria, che comprende una retrospettiva di quadri, disegni e fotografie
(Antwerp 2008) e una biografia a sfondo erotico dal titolo “Sweet Sweat”.
Nel 1995, l'installazione di Rosen “Live and Die as Eva Braun. Hitler's
mistress, in the Berlin bunker and beyond” incentrata sugli ultimi giorni di
vita della celebre amante di Hitler, ha suscitato scalpore politico sin
dalla sua prima esposizione all'Israel Museum di Gerusalemme. All'interno di
uno scenario teatrale, lo spettatore era invitato ad identificarsi
totalmente con il personaggio di Eva Braun, sperimentare le sue sensazioni
poco prima della morte, per arrivare alla scoperta finale di ciò che Eva
sarebbe diventata nella sua afterlife.
L'omaggio del FilmForum è proseguito con CONFESSIONS COMING SOON e I WAS
CALLED NUNY KEME, video e clip musicale che fanno parte di CONFESSIONS, un
progetto multivideo che vede al centro un film lungometraggio. Nel film le
confessioni dell'artista sono affidate a tre portavoce, tre donne immigrate
illegalmente da Romania, Filippine e Kenya e che ora lavorano in Israele. Le
oratrici recitano tre monologhi in ebraico, una lingua che non conoscono,
dunque ignorano il significato dei testi, che sono una sorta di ibrido:
basati sulla vita di Rosen ma al contempo parzialmente plausibili come
dichiarazioni delle stesse lavoratrici straniere.
Presentato alla Tate Modern di Londra nel 2010, HILARIOUS vede protagonista
una stand up comedian che con i ritmi tipici dell'american show narra fatti
di cronaca, morte e violenza sull'undici settembre.
è un gioco, un esperimento
che indaga sul concetto di humour, di tragicomico spinto al suo punto
estremo di esasperazione, quando ci si ritrova costretti a sorridere, anche
se in realtà non stiamo provando alcun divertimento.
Titolo di punta, TSE (OUT), film vincitore nel 2010 nella sezione Orizzonti
alla 67esima Mostra del Cinema di Venezia e all’Internationale Kurzfilmtage
di Oberhausen con l’ARTE Prize for a European Short Film. Il film inizia
come un documentario con l’intervista di due donne, Ela e Yoana, le quali
raccontano la loro devozione alle pratiche BDSM
(Bondage-Domination-Sadism-Masochism) nel contesto dell’odierna Israele.
Nella parte centrale il film si trasforma in una sorta di horror movie con
Yoana nei panni della dominatrix che cerca di estirpare il diavolo da Ela,
che in quel momento è posseduta dal demone di Avigdor Lieberman, noto
esponente della destra israeliana. Nella terza parte, un omaggio alla scena
finale del film WR, the mistery of the Organism di Dusan Makavejev,
l’esorcismo è finito e le due donne si abbandonano all’ascolto di due uomini
presenti nella stanza i quali, in un’unica ripresa, suonano una canzone
sulle parole di Letter to Mother del poeta russo Esenin. Come scrive
Antonio Somaini nella presentazione di “Out-The Death of Cattelan”,
“all'inizio del film, un'intervista con le due protagoniste ce le presenta
come figure dalle connotazioni opposte: dominio e sottomissione, attivo e
passivo, sinistra e destra, maschile e femminile... Appena l'azione comincia
e la violenza invade lo schermo, i due poli opposti cominciano ad oscillare
e a perdere la loro identità iniziale, fino a trasformare profondamente il
senso della scena a cui stiamo assistendo”. Per la dinamica che
s'instaura tra le protagoniste, OUT ricorda molto PERSONA di Ingmar Bergman:
anche lì troviamo due caratteri inizialmente opposti, di diversa estrazione
sociale e con esperienze differenti alle spalle, che progressivamente
incominciano ad assomigliarsi, a scambiarsi i ruoli lasciando lo spettatore
disorientato e confuso. La scena sadomaso è la versione -
in chiave molto più horror e condita da una dose estrema di crudeltà
platealmente esibita - dell'incontro di Alma e Elisabeth davanti allo
specchio: dove il personaggio dell'infermiera coscienziosa interpretata da
Bibi Andersson si trasforma in una figura violenta, ormai totalmente
incapace di esercitare il suo lavoro in maniera distaccata e razionale. |